IL COMMENTO DI MAZZAFERRO
In un articolo pubblicato su lavoce.info, Carlo Mazzaferro commenta il passo indietro del Governo sull’articolo 33 della Legge di bilancio spiegando che “gruppi di pressione ben organizzati e forse il rischio di interventi a posteriori da parte della Corte costituzionale (che in passato si è mostrata molto conservativa su questi temi) hanno probabilmente indotto l’esecutivo a un mezzo passo indietro. Con un emendamento presentato il 7 dicembre le penalizzazioni riguarderebbero solamente coloro che decideranno di accedere al pensionamento in anticipo rispetto all’età legale di pensionamento, attualmente fissata a 67 anni. La scelta riduce in modo sensibile i risparmi di spesa. Considerando anche l’aumento delle finestre che separano il momento di maturazione del diritto al pensionamento da quello della liquidazione della pensione, appare coerente con la filosofia che vede nell’irrigidimento delle condizioni di uscita la strada per garantire la tenuta dei conti pensionistici”.
LE PAROLE DI ZANELLA
Luana Zanella evidenzia che dopo la correzione del Governo sull’articolo 33 della Legge di bilancio, le penalizzazioni per i dipendenti pubblici interessati “partiranno dal 2024 con finestre di accesso più ampie. Il taglio agli assegni pensionistici sarà ridotto per ogni mese in più in cui si posticipa di restare in servizio, fino ad annullare le penalizzazioni se si resta in servizio per 36 mesi”. Inoltre, aggiunge la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, secondo quanto riporta globalist.it, con le nuove finestre nel 2024 “il trattamento decorrerà dopo 3 mesi dall’acquisizione del diritto. Una finestra che aumenta dagli attuali 3 mesi fino a: 4 mesi per il 2025, 5 mesi per il 2026, 7 mesi nel 2027, 9 mesi a partire dal 2028”. Secondo Zanella, “il Governo Meloni, in buona sostanza, incentiva ad andare in pensione coloro che entro il 31 dicembre prossimo avranno i requisiti, promettendo a tutti gli altri di lavorare fino 70 anni e di arrivare a 45 anni e 10 mesi di contributi, oltretutto attendendo altri 7 mesi per la finestra. In pratica un modo per svuotare e affossare il servizio sanitario pubblico”.
LA RICHIESTA DELL’ANIEF
Come riporta Repubblica, in tema di riforma delle pensioni il Presidente dell’Anief Marcello Pacifico torna chiedere “il riconoscimento degli anni di formazione universitaria per tutto il personale della scuola, anche perché ormai il titolo di accesso è funzionale alla professione; quindi chiediamo il risarcimento gratuito degli anni di formazione universitaria e una finestra specifica per il personale scolastico, il più anziano al mondo”. Lo Spi-Cgil della Toscana, invece, ricorda che i pensionati “per decisione dello stesso governo Meloni non hanno ottenuto neppure la rivalutazione delle pensioni” e, sempre a causa dei tagli della Legge di bilancio, sono costretti a fare i conti con l’aumento dell’addizionale regionale Irpef. Duro anche il giudizio di Mariolina Castellone, Senatrice del Movimento 5 Stelle, secondo cui, come riporta agenparl, con la manovra “hanno calato la scure sulle pensioni, usate come un bancomat da cui prelevare 58 miliardi nei prossimi vent’anni”.
LE PAROLE DI BOERI
Duro il commento di Tito Boeri rispetto alla modifica dell’articolo 33 della Legge di bilancio apportata dal Governo rispetto al testo originario. “Vergognosa la marcia indietro del governo sui privilegi di pochi medici. Per permettere a questi di valorizzare i loro contributi 10 volte di più dei comuni mortali ha penalizzato tutti gli altri medici e infermieri imponendo loro di andare in pensione tre mesi dopo”, sono le parole dell’ex Presidente dell’Inps riportate da dottnet.it. Boeri sottolinea anche che “il taglio del privilegio sarebbe stato un incentivo a non andare in pensione, dato che la perdita nell’assegno pensionistico si sarebbe potuta compensare con la quota contributiva se quegli stessi lavoratori avessero deciso di lavorare un paio di anni in più. Se il governo si impegnasse a usare i risparmi sui privilegi dei pensionati per aumentare assunzioni e stipendi dei lavoratori dello stesso settore, alla fine avremmo un sistema previdenziale più equo e una sanità più efficiente, con più medici e infermieri e meglio pagati”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PADULA
In un articolo pubblicato su lavoce.info, Mario Padula spiega che “l’allungamento della vita attesa, in un contesto di popolazione decrescente e di duratura crisi della produttività, richiede che anche la vita lavorativa si allunghi corrispondentemente. Adottare interventi che vanno nel senso di accorciare la vita lavorativa, come fa anche il disegno di legge di bilancio, significa gravare le generazioni future di ulteriore debito, sia esplicito sia implicito. È necessario fare una riflessione seria sulla pensione anticipata, un istituto che andrebbe mantenuto solo per limitate categorie di lavoratrici e lavoratori, ma che ancora oggi fa la parte del leone, e realizzare una più ampia flessibilità in uscita, che sia equa dal punto di vista attuariale”. Anche perché, stando ai dati del 2022, l’età di pensionamento sia per gli uomini che per le donne risulta inferiore ai 65 anni.
IL “VUOTO” SULLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
L’ex Presidente della Covip evidenzia anche che “la previdenza complementare è assente dal disegno di legge di bilancio, con ciò rivelando un difetto di approccio: il sistema pensionistico è unico, pur articolandosi in più pilastri, e la previdenza complementare può contribuire, come fa in molte economie avanzate, alla sostenibilità finanziaria e sociale del sistema pensionistico nel suo complesso. Infine, mancano del tutto iniziative, che pure avrebbero un costo limitato, che introducano per la generalità delle lavoratrici e dei lavoratori strumenti di pianificazione pensionistica, come i succitati pannelli di controllo pensionistici”.
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