Minacciata dai suoi fratelli per non denunciare gli stupri subiti per anni da un gruppo di persone tra cui alcuni rampolli di ‘ndrangheta. Questo lo scenario agghiacciante in cui sarebbe precipitata una ragazza, minorenne all’epoca dei fatti, vittima non solo di reiterate violenze sessuali ma anche delle pressioni di alcuni familiari che l’avrebbero anche istigata al suicidio per costringerla al silenzio. Lo riporta Il Corriere della Sera, secondo cui la sconvolgente storia arriva da Palmi, in provincia di Reggio Calabria, e sarebbe sfociata nell’arresto di un fratello e di una sorella della giovane che, nonostante il clima di intimidazioni e minacce, avrebbe trovato comunque il coraggio di denunciare.
Stralci di verbali che contengono il racconto della ragazza sono riportati dallo stesso quotidiano e restituiscono la fotografia di un orrore nell’orrore: fratello e sorella avrebbero cercato di farla ritrattare e avrebbero fatto pressioni anche sulla madre e su altri due fratelli che, invece, si erano da subito schierati dalla parte della vittima contro i presunti aguzzini. Il tutto, secondo l’accusa, nel tentativo di proteggere esponenti di famiglie legate alla criminalità organizzata e impedire che la sorella facesse emergere la verità sugli abusi che avrebbe subito anche dall’ex fidanzato. “Per farci tacere – avrebbe detto la vittima agli inquirenti – dicevano ‘Buttatevi dalla finestra’“.
Vittima di stupro a Palmi, i fratelli la istigano al suicidio per non denunciare
“Ti devi suicidare“: questo le avrebbero detto i due fratelli oggi indagati e arrestati, sottoposti ai domiciliari con l’accusa di violenza e minaccia per costringere a commettere reato ed intralcio alla giustizia. Nel novembre scorso, riporta Il Corriere, la polizia avrebbe arrestato quattro persone nell’ambito dell’inchiesta sugli stupri di gruppo denunciati dalla giovane: tre appartenenti a famiglie di ‘ndrangheta e un quarto soggetto che sarebbe figlio di un amministratore locale. Tutti ritenuti coinvolti nelle violenze ai danni della ragazza. Altre sedici persone sarebbero state denunciate per aver contribuito alla diffusione di immagini degli abusi dopo averli ricevuti sui rispettivi dispositivi dagli stessi presunti aguzzini.
Stando alle informazioni riportate dal quotidiano, la scoperta delle violenze sarebbe avvenuta per caso durante alcune intercettazioni condotte nell’ambito di un’altra inchiesta che avrebbe coinvolto le quattro persone poi arrestate per gli stupri: indagando su di loro per altri fatti, la polizia avrebbe ascoltato conversazioni relative agli abusi e avrebbero addirittura sentito in diretta alcune delle violenze. La vittima sarebbe stata quindi interrogata e avrebbe confermato tutto, arrivando così a denunciare formalmente il branco e rivelando, inoltre, le pressioni dei familiari perché restasse in silenzio.