La ricerca sta facendo passi da gigante non solo nel trattamento dei tumori ma anche nella cura delle malattie autoimmuni. In particolare l’immunoterapia sta mostrando risultati che lasciano ben sperare soprattutto con riguardo al lupus, una patologia cronica responsabile di lesioni in diversi tessuti, come la pelle, i vasi sanguigni o i reni, soprattutto nelle donne. Come apprendiamo infatti da le Figaro, in occasione della riunione annuale della Società Americana di Ematologia lo scorso 9 dicembre, ricercatori tedeschi hanno presentato i risultati “spettacolari” di uno studio condotto su 15 pazienti affetti da malattie autoimmuni, tra cui il lupus. Una parte dei pazienti è in remissione completa da quando è stata trattata dal team del Dr. Georg Schett e del Dr. Andreas Mackensen, dell’ospedale universitario di Erlangen, in Germania.
Il potenziale dell’immunoterapia non si sta dunque rivelando rivoluzionario solo in ambito oncologico dove agisce riprogrammando alcuni globuli bianchi dei pazienti per distruggere le cellule cancerogene. Si sta rivelando una delle strategie più promettenti anche nelle malattie autoimmuni.
COME AGISCE L’IMMUNOTERAPIA SUL LUPUS E LE MALATTIE AUTOIMMUNI
L’idea di utilizzare la terapia CAR-T per trattare le malattie autoimmuni non è casuale. Queste patologie presentano infatti una somiglianza con alcuni tipi di cancri del sangue: colpiscono i linfociti B, un tipo di globuli bianchi fondamentali nel sistema immunitario, che diventano disfunzionali e finiscono per attaccare le cellule sane dell’organismo. Questa è la risposta infiammatoria autoimmune. “L’immunoterapia CAR-T prevede di prelevare cellule del sistema immunitario del paziente (linfociti T), riprogrammarle geneticamente in modo che producano proteine chimiche (recettori di antigene chimici o CAR)“, ha spiegato il Dr. Jérôme Avouac, reumatologo presso gli ospedali universitari di Parigi (AP-HP). Per trattare i tumori del sangue, queste cellule CAR-T sono progettate per riconoscere specificamente una proteina (CD19) presente sulla superficie dei linfociti B cancerogeni e quindi distruggerli. Diverse ricerche hanno suggerito che fosse anche possibile utilizzare questo approccio per mirare ai linfociti B disfunzionali.
Nei soggetti affetti da lupus o altre malattie autoimmuni in condizioni critiche e sottoposti ad immunoterapia la malattia è regredita, nonostante a quei pazienti venivano perfino dati pochi mesi di vita. Nel trial tedesco, infatti, i linfociti B dei pazienti sono stati eliminati nei sette giorni successivi all’iniezione delle cellule CAR-T. Dopo tre mesi i pazienti hanno mostrato miglioramenti significativi dei loro sintomi, mentre i segni della malattia sono scomparsi nei pazienti affetti da lupus. Queste risposte sono perdurate per quindici mesi, confermando l’interesse dei primi risultati pubblicati dallo stesso team nel 2021.
IMMUNOTERAPIA: SONO PREVISTE CONSEGUENZE?
Alla luce dei risultati positivi riscontrati non possono essere trascurate anche eventuali conseguenze o effetti avversi. A tal proposito il Dr. Mackensen ha precisato che sebbene i risultati siano incoraggianti occorre verificare nel lungo termine se ci saranno eventuali effetti negativi, Su pochi pazienti sembrerebbero finora esserci state complicanze infettive.
Recentemente, l’agenzia del farmaco (FDA) ha annunciato l’avvio di un’indagine sulla valutazione del rapporto beneficio-rischio nelle persone che hanno ricevuto terapie CAR-T contro i tumori del sangue. Si sa in particolare che queste CAR-T possono essere responsabili di complicazioni circolatorie, neurologiche o infettive, sebbene molto rare. La preoccupazione principale riguarda la possibilità che le cellule chimere acquisiscano proprietà cancerogene. In attesa di ulteriori verifiche, il tasso di guarigione dei tumori del sangue è considerato sufficientemente importante da bilanciare i potenziali effetti collaterali. Una valutazione “molto attenta” del rapporto beneficio-rischio dovrà essere applicata anche alle malattie autoimmuni. “Sembra che le CAR-T si comportino in modo diverso nel caso delle malattie autoimmuni, poiché non abbiamo riscontrato effetti collaterali gravi” ha spiegato Andreas Mackensen. Un altro inconveniente delle CAR-T è che inducono l’eliminazione talvolta prolungata dei linfociti B, disfunzionali o meno. “Tuttavia, è assolutamente possibile vivere senza linfociti B, fornendo se necessario degli anticorpi” ha sottolineato il Dr. Emmanuel Bachy, ematologo agli Hospices Civils de Lyon.