Un recente studio britannico avrebbe scoperto importanti risvolti sul fronte della demenza. Soprattutto in chi sviluppa sintomi prima dei 65 anni sembrerebbe che la genetica non sia l’unica responsabile come si pensava finora. Come si apprende infatti dal Daily Telegraph la malattia potrebbe essere prevenuta anche conducendo una vita salutare e assumendo vitamina D. La carenza di questa vitamina, unita alla depressione e una storia di ictus possono aumentare il rischio di demenza a insorgenza precoce, secondo un’analisi, mentre disturbi legati all’uso di alcol, isolamento sociale, deficit uditivo e malattie cardiache aumentano anche il rischio.
Ricercatori presso l’Università di Exeter hanno identificato 15 fattori legati allo stile di vita e alla salute che possono ridurre il rischio di sviluppare la condizione della demenza. Lo studio, pubblicato su JAMA Neurology, ha analizzato i dati di oltre 350.000 persone iscritte al progetto UK Biobank, individuando un totale di 485 casi di demenza a insorgenza precoce. La demenza prima dei 65 anni è classificata come “demenza a insorgenza precoce” e colpisce più di 70.000 persone nel Regno Unito. Più che puntare dunque su una cura efficace lo studio mirerebbe dunque a evitarne l’insorgenza con semplici accorgimenti preventivi.
I FATTORI CHE POSSONO INCIDERE SULLA DEMENZA
Lo studio non si è concentrato solo sull’utilità della vitamina D. Ha individuato anche nell’abuso di alcol un fattore di rischio per la demenza a insorgenza precoce, ma ha osservato che coloro che non bevono affatto hanno un rischio maggiore rispetto a coloro che sono bevitori moderati o pesanti. Tuttavia, i ricercatori attribuiscono questo al “fenomeno del bevitore sano”, vale a dire un fenomeno secondo cui le persone che consumano alcol tendono ad essere complessivamente più sane rispetto a quelle che non lo fanno. Gli scienziati definiscono questo risultato “complesso” e invitano alla cautela nell’interpretare i risultati, poiché il consumo eccessivo di alcol riduce il rischio di demenza.
Lo studio pubblicato su JAMA Network Open ha rivelato anche che per le persone che vivono da sole, avere un animale domestico può contribuire a ridurre il rischio di demenza. Gli scienziati hanno scoperto che le persone di età superiore ai 50 anni che vivono sole hanno un tasso più lento di declino cognitivo, una memoria migliore e abilità di comunicazione superiori mentre invecchiano se hanno un animale domestico. Il legame non è stato osservato nelle persone che vivono con altri, indicando che la compagnia umana è più forte di quella di un gatto o di un cane. “Questi risultati suggeriscono che l’essere proprietari di animali domestici potrebbe essere associato a un più lento declino cognitivo tra gli adulti più anziani che vivono da soli“, hanno affermato gli autori dello studio dell’Università di Sun Yat-sen, Cina. “Se gli studi clinici randomizzati confermano i nostri risultati, l’essere proprietari di animali domestici potrebbe contribuire a rallentare il declino cognitivo e a prevenire la demenza“, hanno aggiunto.