Tornare sugli schermi a più di 20 anni di distanza dal prototipo è indice per Aardman Animations di una generica mancanza di idee, forse, del bisogno di giocare sul sicuro, ma anche della consapevolezza che una sfida del genere comporta quasi più rischi che vantaggi nel confronto. Lo studio britannico specializzato in stop motion approda su Netflix con Galline in fuga – L’alba dei nugget, seguito di Galline in fuga, il film che nel 2000 fu il loro primo lungometraggio e il più grande incasso di sempre tra i film a passo uno e, fatte le dovute proporzioni, il rischio è valso la candela.
Protagonisti sono sempre Gaia e Rocky che hanno fondato assieme alle altre galline del primo film una sorta di luogo utopico per pennuti; hanno una figlia, Molly, che però vorrebbe scoprire il mondo e l’occasione è l’arrivo di una specie di parco giochi per volatili che in realtà è il nuovo modo che la terribile signora Tweedy ha trovato per fare di polli e galline cibo da vendere. I due genitori dovranno dare fondo a tutte le loro risorse per salvare la figlia e le altre galline
Cambia la regia (Sam Fell al posto dei fondatori della Aardman, ovvero Peter Lord e Nick Park), cambiano quasi tutti gli attori, sia i doppiatori originali sia gli italiani, e allo sceneggiatore Karey Kirkpatrick si aggiungono John O’Farrell e Rachel Tunnard, ma Galline in fuga 2 resta una garanzia di divertimento, invenzioni e ritmo.
Se il primo era un film carcerario, anzi, un film che guardava alle prigioni di guerra e ai campi di concentramento, come fosse la versione animata di Stalag 17 di Billy Wilder, il secondo sottolinea la componente anti-specista e vegetariana, cerca riferimenti cinematografici più condivisi e convenzionali (la fabbrica dei cattivi è un antro degno dei villain bondiani; il design ricorda le astronavi di Guerre stellari) e più in generale lavora su ripetizioni e variazioni giocando un po’ di conserva.
Eppure, questa Alba dei nugget, all’interno di un meccanismo rodato e senza sorprese, è un film a suo modo irresistibile: Fell e il nutrito gruppo di tecnici e animatori mantengono lo spirito ingegnoso di Lord e Park e riempiono quel meccanismo di invenzioni, trovate e di una tensione molto efficace, danno a uno script più facile il ritmo perfetto e un senso dell’umorismo che suona come un marchio di fabbrica.
Gli manca probabilmente il coraggio del passato, l’incoscienza di tratti aspri in un film per famiglie, la durezza e gli spigoli dell’ambientazione, ma se Galline in fuga 2 è inferiore al primo è più per i meriti del meraviglioso precedente che per demeriti propri; di suo, Aardman sembra voler giocare tranquilla con i suoi personaggi classici (il prossimo anno torneranno i loro campioni, Wallace e Gromit) e al tempo stesso conquistare nuovo pubblico. Per il bene che ha fatto a noi spettatori, glielo auguriamo di cuore.
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