Il 2024 che verrà ufficialmente inaugurato domani sarà, con buona pace dei superstiziosi di tutto il mondo, un anno bisestile, considerato fin dall’epoca dell’antica Roma un periodo particolarmente sfortunato. D’altronde le caratteristiche con cui si chiude il 2023 non sono certamente delle migliori, tra crisi internazionali, guerre, economia e disastri ambientali, mentre il precedente anno bisesto (il 2020) ci ha gettati nel pieno di una pandemia, la prima da oltre un secolo.
A crede che l’anno bisestile sia sfortunato sono parecchie persone nel mondo, che vivono quel 29 febbraio come un giorno avvolto da una certo presagio di sfortuna che ne condiziona l’interezza delle 24 ore. Tuttavia, ovviamente, non vi è una reale ragione per cui gli anni bisesti siano da considerarsi come poco propizi e si tratta di una credenza legata alle stesse origini di questo giorno aggiuntivo del calendario. Si considera anno bisestile, infatti, qualsiasi anno divisibile per 4, ma non per 100 (quindi non il 1900, 1800..), a meno che non sia divisibile anche per 400 (come il 2000, che fu un anno bisesto). Inoltre, nel 2024 il 29 febbraio sarà un sabato, per la prima volta dal 1992 e che sarà un’eccezione per i prossimi 28 anni.
Perché l’anno bisestile è considerato sfortunato?
Ma quindi, perché l’anno bisestile è considerato sfortunato? La risposta, lo anticipavamo, risiede nell’antica Roma, precisamente a quando Giulio Cesare introdusse le 24 ore aggiuntive ogni 4 anni per colmare quelle 6 ore in più che ogni anno la terra impiega (oltre ai 365 giorni) per compiere la sua rotazione attorno al Sole. Decise, dunque, di aggiungere un giorno in concomitanza dei dies sextus, ovvero le commemorazioni del Regifugium (la cacciata dei Re di Roma) che iniziano sei giorni prima dell’inizio di marzo.
Gli antichi romani, dunque, iniziarono a pensare che l’anno bisestile fosse sfortunato, trattandosi di un’irregolarità del calendario peraltro nel mese dei feralia (le feste dei defunti, del pentimento e della purificazione, dedicata a Februus, dio delle febbri e dei contagi), circostanze poco gradite da un popolo pragmatico e razionale. Il giorno bisesto, dunque, cadeva sei giorni prima dell’inizio di marzo, ma si trattava anche di una giornata dispari, ragione per cui Giulio Cesare decise di chiamare quel giorno non “settimo”, ma “sesto-bis”, in latino “bix-sextus“, da cui è poi derivato il termine usato oggi. E mentre l’anno bisestile in Italia ed altrove è considerato sfortunato, lo stesso non vale, per esempio, nel mondo anglosassone che lo considera, contrariamente, un periodo particolarmente fortunato e propizio.