Il processo per l’omicidio di Giulia Tramontano inizierà il 18 gennaio 2024. Questa la data della prima udienza per Alessandro Impagnatiello, imputato con l’accusa di omicidio aggravato da futili motivi, crudeltà e premeditazione. Davanti a lui troverà Antonella Bertoja, presidente della prima Corte d’Assise e giudice del caso Yara Gambirasio nel primo grado al tribunale di Bergamo, insieme al giudice a latere e sei giudici popolari. La colpevolezza dell’ex barman dell’Armani Hotel non è in discussione, visto che c’è la sua confessione, fondamentale tra l’altro per ritrovare il corpo della 29enne uccisa a coltellate e nascosta dietro ad una fila di garage in via Monte Rosa a Senago. Il punto del processo decisivo riguarda la pena, perché il 30enne rischia l’ergastolo. Finora la linea della difesa è stata quella del silenzio. Da settimane gli avvocati Giulia Gerardini e Samanta Barbaglia stanno studiando gli atti dell’indagine, alla ricerca di una via per provare ad ottenere uno sconto di pena.
La carta che potrebbe essere utile alla difesa per evitare l’ergastolo è la perizia psichiatrica. I legali vogliono capire se ci siano o meno gli estremi per la richiesta alla Corte di un esame sulle sue condizioni psichiche, visto che va motivata al giudice. Peraltro, non sono emersi episodi particolari o precedenti terapie. Secondo il Corriere della Sera, è molto probabile che il pool difensivo chieda di disporre una perizia psichiatrica, ipotesi che troverà l’opposizione della procura, che da sempre sostiene la lucidità del piano di Alessandro Impagnatiello. La sua imputabilità nel processo per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano non è in discussione, cioè la sua capacità di sostenerlo, ma i legali vogliono capire le condizioni psichiche al momento del delitto.
OMICIDIO GIULIA TRAMONTANO, GLI ELEMENTI IN MANO ALLA DIFESA
Gli inquirenti sono convinti che Alessandro Impagnatiello volesse uccidere la compagna Giulia Tramontano, liberandosi della gravidanza e di quel castello di bugie che aveva costruito negli ultimi sei mesi per tenere in piedi la sua doppia vita e la relazione con l’amante. Il sospetto è che una volta uccisa la fidanzata, volesse fare lo stesso con l’altra donna, in quanto iniziava a dubitare di lui ed era diventata una testimone scomoda dopo l’omicidio. Infatti, lei è stata la prima ad allarmare i carabinieri sulla sorte di Giulia Tramontano dopo il loro incontro, poche ore prima la scomparsa. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, i legali potrebbero richiedere l’accesso alla giustizia riparativa, introdotta dalla riforma Cartabia, che non avrebbe effetti diretti sulla condanna, ma solo sulle pene accessorie.
La difesa potrebbe puntare anche su un altro elemento per evitare l’ergastolo. Si tratta della teoria secondo cui il 30enne non avesse intenzione di uccidere la fidanzata nei mesi precedenti, ma solo di provocare l’aborto col veleno e che l’omicidio sia stato un gesto d’impeto, scaturito dopo l’incontro tra le due donne. Per gli investigatori, Alessandro Impagnatiello avrebbe fornito una confessione di comodo, non completa né genuina, ma studiata a tavolino. Infatti, la sua ricostruzione sarebbe stata edulcorata delle fasi del delitto. Non avrebbe collaborato alle indagini, infatti ha omesso di parlare del veleno per topi e del cloroformio.
LA TESTIMONIANZA DELLA COLLEGA DI IMPAGNATIELLO
La prima udienza del processo per l’omicidio di Giulia Tramontano sarà “tecnica”. Questo vuol dire che non si entrerà nel vivo del procedimento, ma si capirà quali saranno i testimoni convocati da accusa e difesa. I pm chiederanno di sentire anche la collega di Alessandro Impagnatiello con cui aveva una relazione, ma per motivi di sicurezza e di riservatezza, spiega il Corriere della Sera, testimonierà protetta da un paravento. La procura non ha interrogato in questi mesi l’imputato, preferendo aspettare l’esame in aula per contestare bugie ed omissioni della confessione. Una decisione voluta per impedirgli di preparare una nuova versione prima del processo. Nell’udienza, se il 30enne dovesse decidere di rispondere alle domande, i magistrati potrebbero contestare in diretta incongruenze e bugie. Una sorta di interrogatorio all’americana per capire se ha deciso di confessare tutto o se proverà ad ingannare gli inquirenti.