Giorgio Gaber, un punto di vista lungimirante abilmente veicolato con la musica
La musica conosce forme innumerevoli, abilmente veicolate dalla libera interpretazione e dallo stile dei tanti artisti che a ridosso del tempo si fanno largo nella scena musicale. Tra epoche vicine e lontane, la voce di alcuni artisti risuona instancabile come segno evidente di un patrimonio inestimabile. Un esempio, non può che essere il grande Giorgio Gaber.
Cantautore e musicista con l’estro da cabarettista; Giorgio Gaber si colloca in un contesto musicale che spesso viene considerato di nicchia ma che in realtà è ancora oggi terreno di spunto e riflessione. Buona parte del suo impegno artistico è stato dedicato alla questione sociale e politica del suo tempo; ma la brillantezza delle sue creazioni risiede nella possibilità di attualizzare buona parte delle allegorie.
Giorgio Gaber e la battaglia contro il cancro ai polmoni
Nato nel ‘39 a Milano, Giorgio Gaber si è avvicinato da giovanissimo alla musica collaborando fin dagli albori con altri nomi altisonanti del mondo artistico italiano: da Enzo Jannacci a Luigi Tenco. Da annoverare il debutto in teatro con “Il giorno e la Maria”, ancora oggi considerato uno degli spettacoli più iconici e significativi dell’artista. Con il soprannome di “Signor G” ha impressionato intere generazioni nei decenni a seguire destreggiandosi tra musica e politica.
Il primo gennaio del 2003 Giorgio Gaber ci ha lasciati, con un vuoto artistico che ancora oggi pesa. Una terribile malattia lo ha lacerato nel tempo: un cancro ai polmoni, e dopo mesi di battaglia senza mai perdere la grinta si è dovuto arrendere. Nonostante le difficoltà dal punto di vista della salute, il cantautore ha portato avanti la sua “battaglia” artistica fino agli ultimi istanti di vita. Poco dopo la sua morte venne infatti pubblicato l’album “Io non mi sento italiano”, ultimato proprio nelle ultime fasi della malattia.