Accelerare la transizione ecologica e combattere la povertà: queste le sfide principali per Emmanuel Macron, che propone un nuovo Patto globale per il clima e chiede al tempo stesso una riforma della governance finanziaria globale per coinvolgere meglio i Paesi in via di sviluppo. Per il presidente della Francia le guerre in Ucraina e in Medio Oriente non devono far cambiare le priorità, che restano «ridurre le emissioni di anidride carbonica, puntare alla neutralità del carbonio entro il 2050, salvare la biodiversità e combattere la povertà e le disuguaglianze». La strategia secondo Macron si basa su sette pilastri, secondo quanto spiegato in un’analisi pubblicata su Le Monde. Il primo prevede che «i Paesi più avanzati, che sono anche quelli che hanno emesso più CO2 dalla rivoluzione industriale, devono abbandonare i combustibili fossili». Un obiettivo non negoziabile per Macron. «La scienza stabilisce la traiettoria: dobbiamo abbandonare il carbone entro il 2030, il petrolio entro il 2045 e il gas entro il 2050». Quindi, la responsabilità dei Paesi del G7 è importante, ma pure la Cina è coinvolta, «perché oggi è il secondo Paese emettitore della storia e si trova a metà del G7 in termini di emissioni di CO2 pro capite».
Il secondo pilastro è affrontare la minaccia del carbone come priorità. «Il G7 ha la responsabilità di abbandonare il carbone già nel 2030 (la Francia lo farà già nel 2027). Anche i Paesi emergenti hanno una responsabilità, in quanto sono i maggiori consumatori di carbone. In questi Paesi, dobbiamo accelerare il finanziamento delle energie rinnovabili, ma anche dell’energia nucleare, che svolge un ruolo fondamentale perché è una forma di energia controllabile e decarbonizzata», scrive Macron. Il terzo pilastro chiama in causa la finanza privata e il commercio, che vanno messi al servizio dell’Accordo di Parigi. «Il costo dell’investimento deve essere più alto in futuro per chi investe nel settore dei combustibili fossili. Abbiamo bisogno di un tasso di interesse verde e di un tasso di interesse marrone. Lo stesso vale per il commercio: abbiamo bisogno di una clausola sul clima nei nostri accordi commerciali, perché non possiamo contemporaneamente imporre l’ecologia alle nostre industrie e liberalizzare il commercio internazionale di prodotti inquinanti».
NUOVI MECCANISMI ASSICURATIVI CONTRO RISCHIO CLIMATICO
Il quarto pilastro fissato da Emmanuel Macron è «creare le condizioni per uno shock finanziario che aiuti i Paesi più vulnerabili a finanziare la loro transizione, ad accedere alle tecnologie verdi, che sono i nuovi motori della crescita, e ad adattarsi al cambiamento climatico». Questo vuol dire andare oltre l’assistenza allo sviluppo e «perseguire una politica fiscale e monetaria non ortodossa». Il presidente della Francia ricorda che in due anni sono stati sbloccati oltre 90 miliardi di euro in diritti speciali di prelievo del Fondo Monetario Internazionale (FMI) per i Paesi vulnerabili. «Stiamo liberando prestiti ventennali a interesse quasi zero per finanziare l’azione per il clima e la preparazione alle pandemie nei Paesi più poveri». Inoltre, si stanno modificando le regole del debito per sospendere i pagamenti in caso di shock climatico nei Paesi più fragili. «Abbiamo modificato il mandato delle banche multilaterali di sviluppo, come la Banca Mondiale, in modo che assumano più rischi e mobilitino più denaro privato».
Ma vanno anche attivati nuovi meccanismi assicurativi privati contro il rischio climatico, oltre a finanziamenti pubblici. Bisogna anche «individuare meccanismi di governance su scala globale per le sfide più vitali che si presenteranno nei prossimi decenni, a partire dall’accesso all’acqua». Il quinto pilastro per Macron prevede di gettare le basi per una bioeconomia che paghi i servizi forniti dalla natura. «I Paesi con le maggiori riserve di carbonio e biodiversità, in particolare nei tre grandi bacini delle foreste tropicali, devono ottenere molte più risorse in cambio della conservazione di queste risorse vitali». Serve altresì una riforma del mercato volontario per lo scambio di crediti di carbonio. «Abbiamo bisogno di una borsa internazionale del carbonio e della biodiversità che permetta agli attori pubblici e privati di organizzare lo scambio volontario di crediti di carbonio sulla base di criteri sufficientemente ambiziosi per evitare il greenwashing e remunerare le popolazioni locali», scrive Macron.
LA RIFORMA DEL SISTEMA DI BRETTON WOODS
Sulle colonne di Le Monde è riportato anche il sesto pilastro per Emmanuel Macron, che è proteggere l’oceano, il più importante serbatoio di carbonio. Per il presidente della Francia bisogna arrivare ad un patto per aggiornare il diritto internazionale, «in particolare per quanto riguarda il divieto di inquinamento da plastica e la protezione dell’alto mare e dei fondali marini – e che permetta ai Paesi con zone economiche esclusive di ottenere strategie nazionali per la protezione delle loro coste». Il settimo e ultimo pilastro riguarda la riforma della governance del sistema di Bretton Woods, a partire dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale, «che hanno un ruolo eminente nella definizione degli standard e nel finanziamento della transizione ecologica su scala globale».
Per Macron questa architettura finanziaria creata 80 anni fa «è sottodimensionata rispetto alle dimensioni dell’economia e della popolazione globale. È anche ampiamente frammentata, perché non abbiamo aperto le porte ai Paesi emergenti e in via di sviluppo nella governance di queste istituzioni». Per arrivare ad un accordo su obiettivi e finanziamento bisogna essere tutti sullo stesso piano durante i negoziati. «Dobbiamo quindi rivedere la governance di Bretton Woods e, al contrario, chiedere ai Paesi emergenti di assumersi la loro parte di responsabilità per il finanziamento dei beni pubblici globali», conclude Macron.