Se la tecnologia digitale ha qualcosa di straordinario è che non permette a chi si occupa di cybersecurity di annoiarsi. Mentre tutti ci affanniamo a dibattere sul tema dell’Intelligenza artificiale e sui rischi che propone, ecco qualcuno che ti dice: guardate che tutti i sistemi crittografici utilizzati saranno entro un paio d’anni inutili. Colpa dei computer quantistici. Non ti sei nemmeno avvicinato a risolvere il primo problema che ne arriva un altro.
Sono certo che qualcuno ha già sentito parlare del quantum computing, ma forse vale pena chiarire per quale ragione possa diventare un problema per la riservatezza delle comunicazioni cifrate. Mettiamola in questi termini. Un computer normale funziona sulla base di codici binari. Questo significa che in un dato momento può essere “0” e in un altro “1”. Questo significa che esegue le sue operazioni in modo sequenziale. Semplifico al massimo: prima farà un’addizione, poi una sottrazione e via dicendo. In un computer quantistico invece può essere “0” e “1” contemporaneamente. Ne consegue che tutte le operazioni vengono fatte nello stesso istante.
Finché si tratta di calcoli semplici è difficile notare la differenza, ma se si parla di migliaia di miliardi di operazione, allora quello che il nostro portatile riuscirebbe a svolgere lavorando per mesi o anni, un elaboratore quantistico lo farebbe in secondi o frazioni di secondo. Per questa ragione esiste il concreto rischio che gli attuali sistemi di crittografia diventino tutti obsoleti nel giro di pochi anni (qualcuno sostiene che già lo sono vista la poca visibilità che esiste sulle tecnologie militari).
Da qualche anno, di conseguenza, i “soliti noti”, Stati Uniti e Cina, sono in competizione su questo fronte perché, per il primo che arriva, il rivale non avrà più segreti. Vero è che parallelamente si stanno sviluppando nuove soluzioni crittografiche “quantum-resistenti”. Insomma, si ripropone un modello competitivo che ha fatto la storia dello spionaggio a partire dai tempi di Giulio Cesare, anche se avere le informazioni non significa poterle utilizzare sistematicamente. Chiunque abbia visto il film Imitation Game, che narra la storia di come Turing e il suo gruppo riuscirono a violare il codice Enigma utilizzato dalla Germania nazista, probabilmente ricorda il dramma di uno dei protagonisti che, pur sapendo dell’imminente attacco a un convoglio navale britannico, nulla può fare. Perché? L’utilizzo sistematico delle informazioni avrebbe fatto capire ai tedeschi che il loro codice era stato compromesso, di conseguenza lo avrebbero cambiato.
Detto questo mi domando: ma se utilizzassimo un computer quantistico per fare funzionare un’Intelligenza artificiale, che effetto farebbe? Forse, proprio in forza di una certa indeterminatezza legata alle legge della fisica quantistica, inizierebbe ad avere dei dubbi, ma come sosteneva Cartesio è il dubbio l’inizio della conoscenza, ma volendo anche della coscienza o no?
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