Il movimento terroristico palestinese di Hamas sembra essere sempre più diviso al suo interno, soprattutto dopo la morte del numero due Saleh al Arouri, ucciso dal Mossad mentre si trovava in Libano, protetto da Hezbollah. Questi, infatti, oltre ad essere ai vertici di Al-Qassam in Cisgiordania ed essere il punto di incontro con l’Iran e il movimento libanese, era il maggiore garante dell’unità del gruppo palestinese.
Così, la morte di al Arouri ha creato una vera e propria frattura all’interno di Hamas, mentre si fa sempre più spietata (e temibile dato il colpo a sorpresa in Libano) la caccia di Israele ai leader del gruppo, organizzatori dell’attacco del 7 ottobre. L’uomo forte dell’organizzazione, secondo Tel Aviv, è Yahya Sinwar, incaricato degli Affari di Gaza e ritenuto il principale architetto dell’operazione del 7 ottobre, mentre l’attuale secondo in capo è Mohammed Deif, comandate militare del gruppo cisgiordano Al-Qassam, nonché guida dei combattenti veri e propri di Hamas. Centrale, tuttavia, rimane anche il Politurbo, reale anima politica del movimento, che risiede a Doha ed è presieduto da 15 membri, guidati da Ismail Haniyeh.
Le divisioni interne di Hamas: tutti contro Sinwar
Insomma, a livello pratico Hamas è guidata da tre leader sul campo (il politico Sinwar, il militare Deif e il defunto al Arouri, non ancora sostituito) che rispondono al Politurbo. La morte del numero due, tuttavia, avrebbe creato una sorta di frattura nel movimento, ora diviso in tre fazioni: gli esiliati, ovvero coloro che si trovano all’estero; i politici, fedelissimi di Sinwar e i militari, che rispondono a Deif.
Fazioni, quelle di Hamas, che sembrano d’accordo, ad esclusione dei politici, sulle colpe di Sinwar per gli esiti dell’attacco del 7 ottobre, il quale ha sopravvalutato Hezbollah e scavalcato il volere del Politurbo (forse all’oscuro dell’accaduto). Questi, tuttavia, si è dato alla macchia e mentre alcuni suppongono che sia nascosto nei tunnel sotto Gaza, altri credono che sia già all’estero, scappato sfruttando una serie di espedienti. Alcune fonti del quotidiano La Stampa suppongono, ora, che le due fazioni di Hamas contrarie a Sinwar potrebbero “vendere” la sua posizione. La moneta di scambio, ovviamente, sarebbe il rilascio degli ostaggi palestinesi detenuti da Israele e la fine del conflitto.