LE TENDENZE DEL SISTEMA PENSIONISTICO
Il Corriere della Sera ricorda che dall’aggiornamento sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e sociosanitario della Ragioneria dello Stato, presentato lo scorso giugno, emerge che “il declino demografico continua. L’invecchiamento medio della popolazione ha una serie di ricadute in termini di esigenze di servizi, di tenuta del sistema pensionistico e del mondo del lavoro. Detto in parole povere: se aumentano le pensioni, ma diminuiscono i lavoratori che versano i contributi, il sistema non sta in piedi. E, considerando che le nascite continuano a diminuire, l’unica soluzione è aumentare la quota di lavoratori che arrivano dall’estero”. In particolare, in uno scenario che arriva fino al 2070, “serviranno 2 milioni di immigrati in più per evitare che il sistema pensionistico vada al collasso”. Va anche detto che “la spesa pensionistica sul Pil arriverà al 17% nel 2040, per poi scendere al 15,9% nel 2050, e al 13,9% nel 2070”.
L’ALLARME DELLA FNOPI SULLE PENSIONI E SUL CONTRATTO DEGLI INFERMIERI
Dopo il via libera definitivo alla Legge di Bilancio e gli interventi del Governo a ridurre i “contrasti” con medici e professionisti della Sanità, il tema della riforma pensioni 2024 resta comunque “acceso” per via di elementi che ancora non convincono appieno i diretti interessati sul fronte salute. «Il Fondo sanitario nazionale sarà 3 di miliardi per il 2024, 4 miliardi per il 2025 e 4,2 dal 2026, cioè 700 milioni in più di quanto previsto nella manovra 2023 per quest’anno e altri 600 in più rispetto alle previsioni 2025. Il finanziamento del Fondo cresce del 4% nel 2024, a testimonianza della strategicità della spesa»: così è intervenuto Cosimo Cicia, presidente Opi Salerno e vicepresidente nazionale Fnopi.
Nella lunga nota diffusa da “Nurse Times”, il responsabile della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche aggiunge la preoccupazione tanto sui contratti quanto sulle pensioni per gli infermieri italiani: «Qualche preoccupazione arriva dalle nuove norme sulle pensioni, rispetto alle quali sono state programmate giornate di sciopero da medici e infermieri. Con i correttivi del Governo il taglio è rimodulato, escludendo le pensioni di vecchiaia e chi viene collocato a riposo d’ufficio per limiti di età a 65 anni». (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI CATTANEO
Come riporta Ansa, Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia, intervenendo a Sky Economia ha evidenziato che “da quando il centrodestra è al governo, in pochi mesi le pensioni minime sono passate da 540 a 617 euro e i pensionati che hanno avuto la rivalutazione al 100% sono quelli che percepiscono tra il minimo e quattro volte la pensione minima. Un grande risultato. La sinistra che oggi ci critica dicendo che non abbiamo fatto abbastanza è la stessa sinistra che per vent’anni non ha mai aumentato le pensioni”. Il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli parla invece di “un’altra promessa mantenuta dal Governo Meloni”, che sin dall’inizio del suo mandato “ha pensato a tutelare il potere di acquisto delle fasce più deboli e questo si conferma anche per le pensioni: nel 2024 il trattamento minimo di pensione sale a 598,61 euro grazie al recupero dell’inflazione fissato al 5,4%. Ma grazie alla norma della legge di Bilancio per il 2023 che prevede per il 2024 un incremento ulteriore del 2,7% per le pensioni che non superano la soglia minima per queste l’importo sale a 614,77 euro”.
LE PAROLE DI SCHLEIN
Negli ultimi giorni, dopo la conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni, si parla di un possibile confronto televisivo tra la Premier e Elly Schlein. La Segretaria del Partito democratico, come riporta Tgcom24, ritiene che ci sia “l’imbarazzo della scelta” su come mettere in difficoltà la Meloni, tra cui “la questione sociale delle diseguaglianze, che sono in aumento, la questione dei salari che sono tra i più bassi d’Europa, e dell’indifferenza di questo Governo rispetto alla nostra proposta di salario minimo, la questione dei tagli alla sanità pubblica, il taglio alle pensioni dopo aver tuonato per anni contro la Fornero”. Intanto, interpellato da Panorama.it, l’economista Vittorio Daniele evidenzia che “negli ultimi due anni, l’elevata inflazione ha significativamente ridotto il potere d’acquisto delle famiglie italiane, in particolare di quelle che vivono di stipendi e pensioni che, per fronteggiare i rincari, sono state costrette a tagliare alcune spese, ad attingere ai risparmi o a fare ricorso a prestiti, sopportando elevati oneri per l’aumento dei tassi d’interesse”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SBARRA
Intervistato dal Quotidiano Nazionale, Luigi Sbarra, Segretario generale della Cisl, ha espresso apprezzamento per le parole di Giorgia Meloni sulla disponibilità del Governo a discutere di riforma delle pensioni con le parti sociali. “Noi siamo ben contenti di questa apertura e siamo pronti a incontrare il Governo immediatamente, per dare continuità e forza al confronto su un tema così importante, cominciando proprio dalla questione di una pensione di garanzia per i giovani, priorità fondamentale per la Cisl. Bisognerà poi andare avanti anche sugli altri fronti per superare in modo definitivo la Legge Fornero e dare al sistema pensionistico maggiore flessibilità, sostenibilità sociale, inclusione”, ha detto il sindacalista.
METÀ DEI PENSIONATI SUPERA L’INFLAZIONE
Intanto Repubblica, nel presentare i dati Istat sull’inflazione, ricorda che, grazie all’indicizzazione automatica, “di sicuro i pensionati escono fuori meglio dei lavoratori e delle famiglie da questa fase turbolenta dei prezzi. Non tutti però. Sicuramente quelli con assegni più bassi, fino a quattro volte il minimo (2.200 euro lordi), integralmente rivalutati: hanno recuperato tutta l’inflazione. Ma sopra no. Il Governo Meloni non solo ha ridotto la percentuale di indicizzazione, ma è tornata alle meno convenienti fasce ‘secche’ dagli scaglioni ‘progressivi’ ripristinati da Draghi. Significa che ognuna delle sette fasce recupera la percentuale di inflazione indicata: la prima è al 100%, poi si cala dall’85% al 22%. La fascia media dei pensionati si è ripresa quindi solo metà dell’inflazione”.
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