Il nome di Mario Vanacore nelle scorse ore è tornato al centro del delitto di Via Poma, sebbene il figlio del portiere dello stabile continui a dirsi innocente per quel che concerne la morte di Simonetta Cesaroni. A parlarne, a Storie Italiane, è stato il suo avvocato, Claudio Strata. “Noi in primavera abbiamo presentato una querela a Milano proprio per mettere fine a una serie di illazioni e sospetti che si sono concentrati sul mio assistito. Noi per primi ci siamo affidati alla magistratura. Inoltre, avevamo chiesto alla Procura di Roma di essere messi a conoscenza degli atti per avere informazioni. La risposta è stata negativa. Il procedimento dunque credo che sia rimasto contro ignoti. Dalle parole della sorella di Simonetta Cesaroni, però, pare che l’obiettivo fosse proprio Mario Vanacore. Ci sono una serie di cose che mi sfuggono”.
E ha aggiunto: “Il nostro obiettivo è avere accesso agli atti della Procura di Roma. Il procedimento è ancora sub iudice. Non mi sembra che ci sia stata l’archiviazione vera e propria con richiesta del pm. Bisogna essere responsabili. La famiglia Vanacore vorrebbero dopo 33 anni essere dimenticati e non associati all’omicidio. Alla sorella di Simonetta Cesaroni vanno la massima solidarietà e il massimo rispetto, è lacerante non avere un colpevole. Io sottoscrivo le sue parole. È importante però mettersi anche nei panni di un nucleo familiare che è stato setacciato e ora ha diritto a mettere la parola fine a queste illazioni. Le Procure hanno fatto tutto ciò che era nelle loro possibilità per capire se Vanacore padre o Vanacore figlio fossero coinvolti nel caso. Bisogna prendere atto dell’epilogo e trarne le conseguenze”.
Delitto di Via Poma, il parere dell’avvocato Franco Coppi sulla nuova svolta
L’avvocato Franco Coppi, legale che difese Raniero Busco dall’accusa di aver ucciso la fidanzata Simonetta Cesaroni in via Poma nel 1990, torna sul giallo romano a poche ore dall’ennesimo sisma che, abbattendosi sulle cronache, ha riportato in testa un cognome noto nel caso: Vanacore. Poche ore fa, il quotidiano Repubblica ha citato una presunta informativa dei carabinieri ai pm in cui si indicherebbe come sospettato dell’omicidio il figlio di Pietro Vanacore, cioè dell’ex portiere dello stabile in cui Simonetta Cesaroni lavorava e fu assassinata e che, dopo essere stato indagato e prosciolto, morì suicida ribadendo la sua estraneità al delitto.
Oggi è il nome del figlio, Mario Vanacore, a occupare parte delle rinnovate ombre sul mistero, ma lui si difende a margine della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma. Per i magistrati non ci sarebbe alcun elemento a suo carico, come ha sottolineato l’avvocato Coppi ai microfoni de La Stampa, e si tratterebbe “ipotesi e suggestioni” incapaci di rendere superabili “le forti perplessità sulla reale fondatezza del quadro ipotetico tracciato“: “Se il pubblico ministero chiede l’archiviazione – ha precisato Coppi – significa che ci troviamo di fronte al nulla, perché se ci fosse uno spiraglio di prove avrebbe deciso diversamente. L’accusa ritiene che non ci siano elementi che giustifichino indagini. Probabilmente non si andrà oltre, ma intanto si sta consumando il più pericoloso dei processi, quello mediatico: nome, cognome, foto, è una cosa inaccettabile” perché, ha spiegato il legale, si è innescata una macchina perversa e incontrollabile che si muove come un tritacarne, meccanismo nel quale già Raniero Busco precipitò prima di essere definitivamente riconosciuto innocente. Oggi quella macchina ruota attorno al figlio di Pietro Vanacore, che ribadisce allo stesso quotidiano di non aver nulla a che fare con l’uccisione di Simonetta Cesaroni.
Mario Vanacore sui sospetti nel giallo di Simonetta Cesaroni: “Mia posizione già archiviata, la vidi solo da morta”
“Molto amareggiato e provato“. Così si definisce Mario Vanacore, ai microfoni de La Stampa, a margine delle nuove ombre che hanno invaso le cronache relativamente alla sua posizione nel giallo irrisolto di Simonetta Cesaroni. Una posizione che fu già vagliata e archiviata, esclusa in sede di prima indagine, e che ora torna in scena perché considerata di interesse, secondo Repubblica, in una informativa dei carabinieri alla Procura che quest’ultima avrebbe in sostanza ritenuto priva di elementi concreti. Per questo, i pm capitolini avrebbero già chiesto di archiviare.
Il figlio di Pietro Vanacore, difeso dall’avvocato Claudio Strata, respinge ogni sospetto. “L’assassino di Simonetta Cesaroni – ha dichiarato il legale in un commento riportato dall’Ansa – non l’hanno trovato neanche questa volta. Abbiamo chiesto di perseguire chi specula. Quello che troviamo grave è uscire con ‘Ecco il colpevole, ecco l’assassino‘. Dopo 33 anni credo che la magistratura abbia fatto tutto il possibile per individuare il colpevole, però non si può puntare sempre sulle stesse persone, è ora di lasciarli in pace“. “È assurdo che vogliano chiudere la storia in questo modo, ‘forse è stato Mario Vanacore, ma non abbiamo le prove‘ – ha dichiarato il figlio del portiere –. La nostra vita è segnata“. Vanacore ha aggiunto inoltre di aver visto Simonetta Cesaroni soltanto una volta, quando era già morta.