Domenico Quirico sulle pagine della Stampa ha pubblicato una personale riflessione sulle guerre che Ucraina e Israele stanno combattendo, narrate in Occidente come vittoriose, ma che in realtà sono impantanate in un nulla di fatto da anni e mesi. “Per noi”, spiega, “tutto ha funzionato a puntino, anzi tutto va benissimo: armi tattiche, intelligence, economica, sanzioni, alleanze, compattezza dei popoli e conforto degli intellettuali”.
Tuttavia, Quirico pone l’accento su come, seppur “tutto vada bene”, in Ucraina “si contano i giorni che portano all’avvio del terzo tragico anno”, mentre tra Israele e Hamas “abbiamo alle spalle il quarto mese ma già si sono scavalcate le soglie infere del massacro”. Insomma, mentre “tutto fila benissimo”, come “garantiscono le Superiori Autorità e la Central Intelligence Agency”, rimane da chiedersi, evidenzia Quirico, “dov’è la vittoria“. “L’oracolo”, continua a spiegare il giornalista, “ci assicura che abbiamo vinto, ma ci guardiamo attorno e contiamo solo cadaveri. Dove sono i gerarchi putiniani e gli sceicchi di Hamas che si arrendono, che vengono processati per i loro delitti, dove sono”, si chiede, “la pace e il Nuovo Ordine giusto?”.
Quirico: “In Ucraina e Israele scorrono due fiumi, quello delle dichiarazioni e quello vero”
Sia in Ucraina che in Israele, continua a ragionare Quirico, “è come se scorressero due fiumi, uno visibile rassicurante, che è quello descritto nelle dichiarazioni” dei politici, tra Biden, Netanyahu e Stoltenberg, “reperibili sui giornali e in televisione e nei raduni più o meno accademici dove ci avvolgono nel materno, stimolante incenso della vittoria”. E, poi, l’altro fiume, quello “sotterraneo, oscuro e spaventevole, dove scorrono i giorni, i mesi e gli anni e l’unica cosa certa, misurabile sono vittime e città calcinate”.
Infatti, tra tutte queste vittorie annunciate, spiega Quirico, rimane una certezza, sia in Ucraina che in Israele, “il fronte è immobile. A Kiev si arruolano anziani e firmati” e quando capita “è un brutto segno”, mentre “a Gaza di combatte ancora per ripulire la parte Nord della Striscia, il territorio di una piccola provincia italiana”. La parte peggiore, in tutto questo, è che “non esiste su nessuno dei due fronti una idea su quello che potrebbe essere il punto finale della vittoria“. L’Ucraina, continua Quirico, “è sempre indietro di qualche arma miracolosa per arrivare alla resa dei russi” e Israele “brancola tra ipotesi impossibili” e viene solo in mente “il conte duca di Olivares, il rivale di Richelieu che tentò, invano, di porre freno alla decadenza della Spagna”, giustificando i suoi fallimenti militari con la frase “‘Falta la cabeza’, mancano i cervelli”.