Fabio De Iaco, presidente SIMEU, è stato ospite di Uno Mattina per parlare del record di accesso ai pronto soccorso italiani nelle ultime settimane causa influenza, covid e altre patologie: “La situazione è diffusa su tutto il territorio nazionale, abbiamo il 20% di accesso in più ai pronto soccorso da almeno due settimane, con una certa gravità superiore al solito, c’è un’enorme circolazione virale e non solo, ci troviamo in difficoltà dal punto di vista organizzativo soprattutto per i pazienti fragili, ci sono grandi numeri bloccati nei pronto soccorso italiani. Campania, Lombardia, ma anche Lazio, Piemonte, Friuli Venezia Giulia… la situazione è diffusa a livello nazionale, forse al sud ci sono meno patologie ma ci sono comunque difficoltà organizzative e la situazione è precaria”.
Fabio De Iaco ha ricordato alle persone di andare al pronto soccorso solo se c’è bisogno: “Per la febbre, ossa “rotte” e raffreddore, mal di gola, non c’è bisogno il pronto soccorso, si rischia di prendere covid o altro, non c’è bisogno se si sta sostanzialmente bene e se si hanno gli acciacchi di stagione, c’è bisogno del pronto soccorso per problemi neurologici, per i pazienti fragili e se non si riesce a stare in piedi. Quelli che resteranno dentro al pronto soccorso non sono i pazienti che non ne hanno bisogno ma quelli che sono effettivamente gravi”.
“NEI PRONTO SOCCORSO 20% DI ACCESSI IN PIÙ DA 14 GG”, DE IACO: “SERVE INTERVENIRE URGENTEMENTE”
E ancora: “E’ necessario intervenire con la massima urgenza ma dobbiamo comunque applicare una riforma profonda verso il futuro, abbiamo bisogno di organici freschi al più presto, tutto questo non si risolve comunque nel pronto soccorso, il problema va dal territorio all’ospedale, bisogna pensare a profondissime riforme, rifare qualcuno dice un patto per la salute, dobbiamo ripensare al sistema sanitario che oggi non è più adeguato”.
Sul lavoro al pronto soccorso De Iaco ha concluso: “E’ uno dei più belli per un medico ma costa di più in termini di qualità di vita e dal punto di vista economico, e quindi l’attrattività verso le giovani leve è scesa. Dobbiamo farlo tornare attrattivo attraverso una serie di provvedimenti riguardanti la qualità della vita e il riconoscimento della dignità dei professionisti”.