LE “CONFIDENZE” DI PADRE GEORG DOPO L’INCONTRO CON PAPA FRANCESCO
«Spero che finisca questo limbo in cui sono immerso»: sarebbe questa la “confidenza” rilasciata dall’arcivescovo mons. Georg Gänswein ad alcuni amici secondo il retroscena di Massimo Franco oggi sul “Corriere della Sera”. Il giornalista, piuttosto ben informato su quanto accade Oltretevere, riporta alcune parole dello storico segretario particolare di Benedetto XVI pochi giorni dopo la visita di “padre Georg” con le Memores Domini (che servivano e vivevano con il Papa Emerito) lo scorso 3 gennaio al Pontefice Jorge Mario Bergoglio.
A un anno dalla morte del grande Joseph Ratzinger, il suo collaboratore più stretto è tornato in Vaticano per celebrare la mattina di Capodanno la Santa Messa in suffragio del Papa Emerito in Basilica di San Pietro, fermandosi poi qualche giorno presso la Santa Sede e incontrando Papa Francesco in un clima «cordiale e sereno», riportano le fonti. Per diversi osservatori, l’udienza personale del Papa con l’arcivescovo tedesco definitivamente ritornato in Germania nella diocesi di Friburgo lo scorso 15 giugno, serviva per deporre l’ascia di guerra dopo alcune incomprensioni per le dichiarazioni rilasciate da mons. Gänswein all’interno del libro pubblicato pochi giorni dopo la morte di Benedetto XVI. “Padre Georg” è stato congedato dal suo ruolo di prefetto della Casa Pontificia dopo 15 anni di servizi già nel febbraio 2020, trascorrendo gli ultimi due anni in compagnia del Papa Emerito nel suo ultimo cammino spirituale sulla terra.
Fino al 31 dicembre del 2022 ha vissuto nel Monastero Mater Ecclesiae, poi dopo la morte di Ratzinger la decisione del Santo Padre è stata quella di non sostituire ufficialmente la figura del responsabile della Casa Pontificia (vi siede da anni ormai Monsignor Leonardo Sapienza, ‘numero due’ della Casa) e di rimandare in Germania, senza alcun incarico formale, il segretario particolare di Ratzinger. Come scrive ancora il “Corriere”, l’idea del Pontefice sarebbe quella di eliminare del tutto la carica pur senza annunciarlo formalmente. «Per il monsignore tedesco, tuttavia, la situazione non sarebbe cambiata. E il ricordo degli ultimi anni da congedato gli è rimasto addosso in modo così traumatico, che nella sua breve permanenza a Roma sembra non abbia avuto la forza di tornare al Monastero nascosto nei giardini vaticani», sottolinea Massimo Franco.
PERCHÈ MONS. GEORG GÄNSWEIN È STATO INVIATO A FRIBURGO DOPO LA MORTE DI BENEDETTO XVI
Mons. Georg Gänswein teme di rimanere in un “limbo” confinato nella Diocesi di Friburgo ad un età – 67 anni – che per la tradizione della Chiesa Cattolica è tutt’altro che “avanzata”: «Spero che finisca questo limbo in cui sono immerso. Non poterne uscire fa male…», avrebbe detto ancora l’arcivescovo secondo le fonti del “Corriere”. Per anni “Padre Georg” è stato il punto di tramite dell’eccezionalità storica interna alla Chiesa: segretario particolare del Papa dimissionario e responsabile della Casa Pontifica per il nuovo Papa regnante.
Secondo alcuni ecclesiastici critici con il Magistero di Papa Francesco, negli ultimi tempi sarebbe in corso un’accelerazione per la “rimozione” della teologia di Ratzinger all’interno del Vaticano, con l’allontanamento delle figure più vicine al Papa Emerito scomparso un anno fa. Scrive ancora Franco: «L’accelerazione impressa al papato nell’ultimo anno ha dato l’impressione che si tenda a smantellare la teologia di Ratzinger. È come se in filigrana gli anni in cui il Monastero e Casa Santa Marta hanno convissuto in apparente armonia, alla fine andassero letti con più attenzione: nel senso che per Francesco sono stati più pesanti di quanto sia apparso all’esterno». La nomina del cardinale Victor Manuel Fernandez alla guida del Dicastero per la Dottrina della Fede viene letto come una “chiusura del cerchio” per l’impostazione voluta da Francesco: mettere un uomo molto vicino alla sua sensibilità teologica e pastorale nel ruolo che fu di Ratzinger e del teologo conservatore Mūller, oltre che del gesuita spagnolo Ladaria.
Come mons. Gänswein ha sottolineato di recente nell’incontro dedicato a Benedetto XVI a Bergamo, la mancanza di Ratzinger per la Chiesa è enorme: «Quando divenne Papa disse: non ho un programma di governo ma voglio mettere al centro del Pontificato la questione di Dio, il resto poi si aggiusta. Era una persona che può essere riassunta in tre parole: umile, mite e intelligente». Le recenti divisioni nate nella Chiesa per il documento “Fiducia Supplicans” sulla benedizione alle coppie gay – promosso da Fernandez e firmato da Papa Francesco – sarebbero una conferma di questa “accelerazione” presunta riportata dalle fonti del “Corriere della Sera”. Un limbo personale per Padre Georg e – forse – un rischio di “confino” generale per il metodo ratzingeriano nella guida della Chiesa mondiale.