L’acufene è un problema che si è diffuso molto nella popolazione in particolare dopo la pandemia di covid, visto che il “ronzio” o “fischio” perpetuo nell’orecchio è considerato uno dei sintomi causati dal coronavirus. Nel solo Regno Unito, come riferisce il Telegraph, colpisce ben 7,6 milioni di persone, ma forse il problema che affligge questa importante parte della popolazione mondiale potrebbe ridursi grazie ad un’applicazione. Per guarire dall‘acufene, infatti, non esistono delle vere e proprie cure ma se mai una terapia cognitiva comportamentale che aiuta le persone a ridurre la loro connessione emotiva con il “fischio”, consentendo così al cervello di imparare ad escludere il suono.
In ogni caso la terapia CBT può essere molto costosa ed inoltre non è di facile accesso a tutti, di conseguenza l’applicazione chiamata MindEar, potrebbe essere la soluzione ideale. “Quello che vogliamo fare è consentire alle persone di riprendere il controllo”, ha affermato il dottor Fabrice Bardy, primo autore dello studio dell’Università di Auckland. Bardi ha condotto un test su 28 persone con l’acufene, e alla metà è stato chiesto di utilizzare l’app in questione per 10 minuti al giorno per otto settimane.
ACUFENE, I RISULTATI PROMETTENTI DI UN TEST EFFETTUATO CON L’APP MINDEAR
Ebbene, 9 pazienti su 14 hanno riportato dei miglioramenti nel problema dell’acufene, un risultato senza dubbio significativo, tenendo conto di quanto l’applicazione in questione sia user friendly e sempre a portata di mano di chi soffre della fastidiosa patologia. Il team sta ora per iniziare una sperimentazione clinica più ampia della propria app in collaborazione con l’ospedale University College London (UCL).
“La mia speranza – le parole della dottoressa Lucy Handscomb dell’UCL Ear Institute, coinvolta nello studio – è che, dando alle persone l’accesso a questo intervento attentamente progettato nelle prime fasi del loro percorso con l’acufene, sarà loro impedito di entrare in alcuni dei cicli di pensiero negativi che spesso si verificano, e saranno in grado di convivere con il loro acufene fin dall’inizio. Non vedo MindEar come un sostituto della terapia dell’acufene in quanto tale, ma penso che potrebbe esserne un valido complemento” ha concluso.