A Roma in questi giorni si è concluso il lunghissimo (12 anni) calvario che ha interessato due manager pubblicitari locali, Alessandro Incecchi e la moglie Rosa Loredana Bruno, fondatori della società, ora sciolta, Immediate Marketing & Pubblicità. I due coniugi, e dirigenti della loro azienda, nel 2012 decisero di partecipare ad un bando europeo del Ministro delle Politiche Agricole.
In quel momento per i due manager di Roma iniziò il calvario, specialmente dopo che il pm Stefano Rocco Fava si convinse (erroneamente) che c’era stata una truffa ai danni dello Stato. Venne chiesto già in quel momento l’arresto dei due coniugi, che il Gip decise di negare, salvo il ricorso del pm. Secondo l’accusa che è poi stata confermata in secondo grado di giudizio, i due manager di Roma avevano ottenuto indebitamente oltre 2 milioni di euro per la realizzazione di progetti che, nella realtà, non erano mai stati portati a termine. I coniugi, dunque, vennero condannati agli arresti domiciliari, nei quali hanno trascorso 89 giorni prima che un giudice decidesse di ascoltare la loro versione dei fatti, concludendo con l’assoluzione.
Incecchi: “Questo non è un paese democratico e civile”
Infatti, il grosso problema della condanna contro i due manager di Roma è che nessuno, nell’arco di 12 anni, li ha mai interrogati. Se fossero comparsi davanti ad un giudice, o agli inquirenti, avrebbero dimostrato che la commessa era stata ottenuta in modo del tutto corretto. La ragione per cui non vennero interrogati l’ha spiegata Fabio Viglione, legale della coppia, al Giornale, sottolineando che dopo il respingimento della misura cautelare da parte del Gip, venne disposta dopo l’appello del pm e per una serie di cavilli, gli furono negate le garanzie legali.
Ora, invece, un giudice ha deciso di ascoltare i due manager di Roma e, in pochi minuti di colloquio, ha disposto l’assoluzione della coppia “perché il fatto non sussiste”. Incecchi, nonostante l’amara vittoria ottenuta dopo 12 di estenuanti battaglie, non crede che “il nostro [sia] un paese democratico e civile. Come si fa a provare la propria innocenza”, si chiede, “tra interrogatori non fatti e poca voglia di conoscere la realtà degli interessati? Ci siamo imbattuti in un teorema e siamo stati addirittura arrestati”. I due manager di Roma, spiega ancora, sono stati “ascoltati da un giudice solo dopo più di dieci anni, e per la prima volta, a maggio del 2023″.