Il sempre maggiore ricorso a fungicidi e prodotti chimici nelle coltivazioni sta creando preoccupazione, tanto che gli scienziati hanno lanciato un allarme, invitando gli agricoltori a limitarne il ricorso, per evitare seri problemi di salute e farmacoresistenza. Questo è quanto apprendiamo dal Financial Times.
Nel dettaglio gli esperti hanno evidenziato come i fungicidi applicati dagli agricoltori alle colture stanno contribuendo a un aumento del numero di vittime dovuto alle infezioni fungine, spingendo l’evoluzione di ceppi resistenti ai farmaci. Mentre dunque si sta lavorando per sviluppare composti mirati alle infezioni fungine nell’uomo, gli scienziati esortano l’industria agrochimica e i suoi regolatori a prestare maggiore attenzione alle implicazioni sulla salute della ‘cross-resistenza’, che consente ai funghi di sconfiggere i farmaci progettati per ucciderli. “The Last of Us”, una serie TV post-apocalittica in cui un fungo che distrugge il cervello annienta la maggior parte dell’umanità, ha aumentato l’interesse pubblico in questo settore.
FUNGICIDI NELLE COLTIVAZIONI: LE CONSEGUENZE
Il bilancio delle vittime delle infezioni fungine è spesso stimato a circa 2 milioni di persone all’anno, ma le malattie fungine sono frequentemente diagnosticate erroneamente, ha dichiarato David Denning, professore di malattie infettive presso l’Università di Manchester. Le sue stime riviste suggeriscono che quasi il doppio di tale numero, ovvero circa 3,75 milioni di persone in tutto il mondo, muoiono ogni anno a causa di infezioni fungine. Le specie di Aspergillus sono responsabili della maggior parte dei decessi. La malattia inizia quando qualcuno respira le spore fungine, di solito all’aperto ma talvolta anche nelle case dove si è diffusa la muffa. Il fungo si sviluppa quindi nei polmoni, di solito nelle persone con immunità depressa o problemi polmonari preesistenti.
Quando un agricoltore applica un fungicida, protegge la coltura ma influisce anche su trilioni di altri funghi che vivono nel suolo e nell’ambiente circostante, i quali sviluppano resistenza attraverso un “effetto collaterale”. Questo ha importanti implicazioni per la salute umana perché le persone sono quasi sempre infettate da Aspergillus proveniente dai funghi presenti nell’ambiente piuttosto che da un’altra persona con aspergillosi. Queste le considerazioni di Denning.
NECESSARIA UNA RESTRIZIONE NELL’USO DI PRODOTTI CHIMICI SULLE COLTIVAZIONI
Sempre dal Financial Times emerge come gli scienziati, alla luce delle descritte evidenze, spingano sempre più per una restrizione nell’uso di prodotti chimici fungicidi. Tom Chiller, responsabile delle malattie fungine presso i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie negli Stati Uniti, ha spiegato infatti come sia più difficile sviluppare farmaci per uccidere i patogeni fungini rispetto a quelli batterici senza danneggiare i pazienti perché i funghi sono organismi pluricellulari più strettamente correlati agli esseri umani, ha detto Chiller. “Quindi è particolarmente importante proteggere la nostra limitata scorta di farmaci antifungini efficaci.” La protezione comporterebbe l’imposizione di alcune restrizioni sull’uso agricolo di prodotti chimici che uccidono i funghi allo stesso modo dei trattamenti umani.
“La questione coinvolge chiunque sviluppi farmaci antifungini perché i requisiti normativi rendono il tempo di sviluppo per i medicinali umani molto più lungo rispetto a quello per i prodotti chimici agricoli“, ha affermato Birch. “I regolatori devono mettere in atto meccanismi per bilanciare le esigenze dell’agricoltura e della medicina.” Chiller ha poi concluso: “Dobbiamo riconoscere la crescente minaccia per la salute pubblica rappresentata dai funghi resistenti, garantendo nel contempo che gli agricoltori dispongano di prodotti chimici efficaci per prevenire e trattare le malattie fungine nelle colture“.