Il caso Ferragni non sta facendo il giro dei media solo per lo scalpore generato. Sta anche spostando l’attenzione sulla necessità di regolamentare l’attività degli influencer, al fine di evitare pubblicità occulta, truffe e strapotere dei profili da milioni di follower sui social. Insomma, il ‘pandoro-gate‘ fa scuola, e così l’Agcom spinge affinchè si applichi maggiore trasparenza sugli sponsor.
Una multa da 1 milione di euro e un’accusa per truffa aggravata nei confronti dell’influencer e imprenditrice Chiara Ferragni e Balocco. Questo il risvolto, finora, della vicenda sui pandori venduti nel 2022 a scopo benefico, che in realtà, a quanto pare, con la beneficienza hanno avuto poco a che fare. La storia proseguirà nelle aule di tribunale. Nel frattempo però si vogliono evitare simili futuri accadimenti, e per fare ciò occorre innanzitutto capire in che modo gli influencer potranno fare pubblicità e svolgere la loro attività in maniera trasparente. A tal proposito oggi, come apprendiamo dal Messaggero, si è riunito il consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che dovrebbe dare il via alle prime linee guida italiane sul lavoro degli influencer, sulla scia di quanto fatto in Gran Bretagna e negli .Usa.
QUALI REGOLE DOVRANNO RISPETTARE GLI INFLUENCER
Le nuove disposizioni normative e regolamentari che si vogliono mettere a punto mirano a una maggiore trasparenza e consapevolezza nei confronti del pubblico e di tutti gli “stakeholder” coinvolti (dalle aziende che fanno le partnership con i personaggi noti agli stessi professionisti della comunicazione online). L’obiettivo è innanzitutto quello di evitare la pubblicità occulta, e di rimando provare a limitare le pratiche commerciali scorrette. Verranno quindi individuate una serie di norme del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici che anche gli influencer, quando la loro attività viene assimilata a quella dei media, saranno invitati a rispettare. In sostanza chi propone contenuti in modo continuo, con una organizzazione strutturata, dovrebbe essere invitato a chiarire la natura delle sponsorizzazioni, garantendo riconoscibilità dei contenuti pubblicitari.
A queste regole si aggiungono inoltre principi che gli influencer devono rispettare sulla tutela dei minori e contro i discorsi d’odio e discriminatori. Ma almeno per il momento non saranno previste sanzioni, per ora limitate alle sole grandi piattaforme web (da Facebook e Instagram a Tik Tok e Youtube) che veicolano informazioni false, discriminatorie o distorte oppure contenuti illegali legati a partnership commerciali. L’ultimo caso si è avuto a dicembre: è stata comminata da Agcom una multa da due milioni e 250mila euro a Google e 900mila euro a Twitch, per avere consentito la pubblicizzazione del gioco d’azzardo, infrangendo così l’articolo 9del decreto Dignità del 2018.
UNA LEGGE AD HOC SULLA TRASPARENZA DELLE AZIENDE CHE FANNO BENEFICIENZA
Si sta lavorando anche su un altro fronte oltre a quello specifico degli influencer. Sempre il Messaggero infatti riporta che il Governo starebbe lavorando ad una legge ad hoc che obblighi le aziende e le società a rendere pubbliche le cifre legate alle loro iniziative di beneficenza. Si potrebbe dover indicare se la somma da devolvere è stata decisa in modo arbitrario o se dipende dall’andamento delle vendite specificando la percentuale di guadagni destinati alla beneficenza. Potrebbe poi esserci l’obbligo di chiarire se la partnership con un testimonial sia o meno a titolo oneroso.
La norma si inserisce all’interno di un’iniziativa che la Commissione europea potrebbe avviare nei prossimi mesi assieme alla rete di coordinamento Ue che protegge i diritti dei consumatori. L’obiettivo è cercare pubblicità e annunci ingannevoli, controllando tutti i principali social network, a partire dai profili più noti. Alberto Gaffuri, docente di diritto per l’economia all’Università Bicocca, nel commentare l’eventuale legge nazionale ha voluto però mettere in guardia dall’impostare la normativa in maniera da non disincentivare la beneficienza, evitando di corredarla di troppi aspetti burocratici e lacunosi.