Il 17 gennaio di ogni anno, la Chiesa ricorda Sant’Antonio Abate, chiamato anche Sant’Antonio il Grande, abate ed eremita egiziano. Sant’Antonio Abate è considerato il fondatore del monachesimo cristiano, infatti fu proprio grazie alla sua opera che si formarono i primi gruppi di monaci guidati da un padre spirituale. La sua vita è stata tramandata da uno dei suoi più cari discepoli, Atanasio, nel testo Vita Antonii, pubblicato nel 357.
La vita di Sant’Antonio Abate: il più famoso eremita della storia
Sant’Antonio Abate nacque a Coma, in Egitto, il 12 gennaio 251 da una famiglia benestante di agricoltori. Purtroppo rimase orfano giovanissimo e decise ben presto di dedicare la propria vita a Dio, vivendo in solitudine nel deserto, in povertà e preghiera. Sotto consiglio di altri eremiti, decise di allontanarsi ancora di più dalla realtà circostante e si chiuse in una tomba scavata nella montagna dove, secondo la tradizione, venne aggredito dal demonio.
In seguito, Sant’Antonio si trasferì presso il monte Pispir sul Mar Rosso, all’interno di una fortezza abbandonata, dove rimase per 20 lunghi anni, mangiando solo il pane che gli veniva portato 2 volte all’anno.
Nel tempo diverse persone decisero di stargli vicino, così Sant’Antonio terminò il proprio esilio e iniziò ad operare come guaritore.
I suoi discepoli si divisero in due gruppi, uno a est e l’altro a ovest del fiume Nilo, vivendo in grotte nel deserto sotto la guida di un eremita più anziano.
Nel 311 Sant’Antonio si spostò ad Alessandria per donare conforto ai cristiani perseguitati dall’imperatore Massimino, e qui morì il 17 gennaio 356 alla veneranda età di 105 anni. Nei secoli le sue reliquie furono conservate dapprima ad Alessandria, e in seguito a Costantinopoli, per poi raggiungere nell’XI secolo la diocesi di Vienne in Francia. In Italia una parte del suo braccio è custodita presso il santuario di Novoli, in Puglia, mentre un altro frammento è conservato a Tricarico, in Basilicata, e una scheggia dell’osso è presente nella chiesa di Volturno, in Molise.
I patronati di Sant’Antonio Abate in Italia
La figura di Sant’Antonio Abate è molto amata in tutta Italia e sono innumerevoli i comuni che lo hanno scelto come proprio patrono.
Tra i tanti vi è proprio quello di Novoli, una cittadina di poco più di 7500 abitanti in provincia di Lecce. Questo paese ha origini antichissime: secondo le fonti storiche sarebbe sorto intorno a tre chiese fondate da un gruppo di abitanti di Porziano che gli diedero il nome di Santa Maria Nove. È proprio qui che si trova la chiesa di Sant’Antonio Abate, risalente al XVII secolo, che presenta al suo interno due cappelle dedicate una al santo e l’altra al SS. Sacramento.
Ogni anno gli abitanti festeggiano per tre giorni il proprio Patrono con la cosiddetta “festa del fuoco”, un evento che attira migliaia di visitatori da tutta la regione. Il momento più significativo è quello dell’erezione del falò realizzato con falci di vite. Le fascine vengono infatti portate in un grande spazio ai margini del paese, così da realizzare un’enorme pira alta più di vetri metri.
Nel pomeriggio si svolge la processione per le strade della cittadina con la statua del Patrono, che termina la sera con uno straordinario spettacolo pirotecnico e l’accensione del falò.
Gli altri Santi del giorno
Il 17 gennaio si celebrano anche: Santa Roselina di Villeneuve, vergine e monaca certosina; San Giuliano Saba, eremita; San Gennaro Sanchez Delgadillo, martire Messicano; San Marcello, vescovo di Die; San Sulpizio il Pio, vescovo di Bourges; Beato Gamelberto, sacerdote.