MINNEAPOLIS – È cominciata la sarabanda delle primarie, la strada che porterà a Milwaukee per la convention repubblicana del 15 luglio e di lì alla nomination presidenziale. È cominciata in Iowa, tre milioni e poco più di esseri umani piantati nel cuore degli States, in compagnia di quasi quattro milioni di mucche. Più mucche che persone. Il tutto a bagnomaria in un gran freddo polare che sta assediando tutto il Midwest, roba da record storico che ti fa stare chiuso in casa.
Siamo in quell’America dove non si capita mai, a meno che ci si voglia proprio andare. Quell’America conservative che più conservative non si può, l’America evangelica dove i predicatori abbondano e fanno sentire senza vergogna la loro voce rispetto a tutte le cose della vita, voto incluso. Si stima che il 50% dell’elettorato dell’Iowa sia cristiano-evangelico.
Questo faceva pensare – almeno sulla carta, in base all’esperienza e secondo i sondaggi – ad un solido voto (se non una valanga) per Donald Trump con Ron DeSantis e Nikki Haley a spartirsi le briciole presumibilmente in stretto ordine di conservatorismo (prima Ron poi Nikki). E così è stato: 51% di voti per Donald, 21% per DeSantis, 19% per la Haley. In verità c’era anche Vivek Ramaswamy, il quarto moschettiere che non si è ancora ufficialmente arreso pur non avendo molte cartucce da sparare. Ecco, adesso si è arreso all’evidenza dei fatti sospendendo la sua campagna. Perché l’Iowa non fa diventare “presidente”, ma qualcuno che ci rimette le penne c’è sempre. In questo caso, Ramaswamy.
Quattro candidati e quattro gatti a votare nei “caucuses”, cioè radunandosi, discutendo e quindi esprimendo la propria preferenza. Così funzionano le primarie in Iowa. Quattro gatti a spartirsi 40 delegati, eppure il voto di lunedì è il primo termometro per capire un po’ l’aria che tira ed in questo senso influisce molto di più sul pensiero e sul voto della trump 2gente che dovrà andare alle urne in futuro piuttosto che sulla conta di delegati che di fatto attribuisce al vincitore. Nessuno vuol votare un perdente.
Si pensava che “il termometro, quello vero” potesse tenere gli elettori chiusi in casa, ma cosi non è stato. Trump, l’uomo che si sta facendo la campagna elettorale semplicemente passando da una denuncia all’altra, un pensiero al freddo (e a Nikki Haley) l’aveva rivolto, a mo’ di sfida come sa far lui. “Anche se voti e poi muori ne vale la pena”, aveva proclamato all’apertura dei seggi/caucuses. Il rischio di una bassa affluenza effettivamente c’era, visto che Des Moines, la capitale, si era svegliata con un bel 20 gradi centigradi sotto zero (come a casa mia, del resto).
Com’è andata ve l’ho detto. La gente è uscita di casa per far sapere gridandolo ancor più ad alta voce quello che si sapeva già: che nella pancia dell’America c’è solo un uomo degno di essere votato e costui – che piaccia o meno al resto del Paese e del mondo – si chiama Donald Trump. E dire che otto anni fa l’Iowa Trump l’aveva bellamente cassato…
E gli altri due? Gli altri due sono ancora lì, sopravvissuti ma certamente storditi dalla sberla ricevuta, una sberla attesa ma più violenta di quanto si aspettassero. Con tutta l’energia ed i soldi buttati nella campagna di Iowa, visitando villaggi e bussando a tutte le porte, sia DeSantis che la Haley si aspettavano di più. Ma per chi non si arrende non c’è molto tempo per leccarsi le ferite, perché il New Hampshire è dietro l’angolo (23 gennaio). Il New Hampshire è uno Stato piccolo, con pochi delegati in palio (22), più moderato, sia ideologicamente che dal punto di vista del clima, ma diventa importante per vedere chi sarà in grado di rialzarsi dopo il knock down dell’Iowa. I sondaggi dicono che Nikki Haley potrebbe sperarci, DeSantis – che sembra voler insistere a superare Trump a destra – parrebbe di no. Magari se si mettessero insieme…
Intanto per ora Trump porta via prepotentemente il bottino dell’Iowa, lo Stato con più mucche che persone. Le mucche non votano, le persone sì e le persone dell’Iowa hanno detto a gran voce chi vogliono come presidente.
God Bless America!
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