Dopo Giuseppe Conte, è toccato a Giorgia Meloni recarsi dal Giurì d’onore della Camera, chiesto dal presidente M5s sulla vicenda della ratifica del Trattato di modifica del Mes. «Voglio giustizia per le dichiarazioni false e menzognere che mi sono state rivolte. Non può essere consentito a nessuno di venire in Parlamento a ribaltare la realtà dei fatti», ha tuonato l’ex premier. Meloni è il primo capo del governo ad essere ascoltato dalla commissione speciale, presieduta da Giorgio Mulè (Forza Italia) e di cui fanno parte Fabrizio Cecchetti (Lega), Alessandro Colucci (Noi moderati), Stefano Vaccari (Pd) e Filiberto Zaratti (Avs). Per evidenti motivi di imparzialità, non sono coinvolti nel gruppo incaricato membri né del M5s né di Fratelli d’Italia.
La richiesta di convocare il Giurì d’onore era arrivata dallo stesso Conte, il quale ritiene di essere stato infangato nella sua reputazione dalle «gravissime accuse» di Meloni, un mese fa in Aula. Il riferimento è al discorso che Giorgia Meloni aveva tenuto lo scorso 13 dicembre alla Camera e al Senato – in vista del successivo Consiglio europeo di metà mese a Bruxelles – in cui parlò di «favore delle tenebre». Ma sono le stesse accuse che Meloni aveva rivolto a Conte quando la prima guidava l’opposizione. Il giurista pugliese ieri si è presentato davanti al Giurì d’onore con una memoria di 100 pagine, con cui ha ricostruito la storia parlamentare del Mes e smentito come «false» le bordate della presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia.
CONTE E MELONI DAVANTI AL GIURÌ D’ONORE PER IL MES
L’audizione di Giuseppe Conte, durata novanta minuti, è avvenuta a porte chiuse, così come quella della premier Giorgia Meloni, durata invece un’ora. I contenuti sono secretati e il verdetto è atteso entro il 9 febbraio, quando il presidente della commissione Mulè sottoporrà le conclusioni all’Aula e gli onorevoli ne prenderanno atto. Il presidente M5s è convinto di aver dimostrato di non aver dato il via libera al tratto Ue da premier dimissionario, ma quando era ancora in carica, e di averlo fatto nel rispetto delle regole, dopo 14 passaggi parlamentari che, considerando gli interventi degli ex ministri Tria e Gualtieri nelle commissioni e nelle aule, salgono a una «quarantina».
Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, nella preparazione della sua deposizione, Meloni è stata aiutata dai sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano, partendo comunque da una posizione difficile, avendo sventolato in Aula il fax con cui Luigi Di Maio autorizzava l’allora rappresentante Massari a dare il via libera al Mes. Proprio l’ex ministro degli Esteri ha smentito Meloni, in quanto quel fax «porta la data del 20 gennaio 2021 e il governo è caduto il 26». Conte, precisa il Corriere, nella sua memoria avrebbe accusato Meloni di aver «falsificato deliberatamente» la data del fax. L’ex premier ha evidenziato ai giurati la data del 9 dicembre 2020, in cui il governo ha ricevuto «piena legittimazione a finalizzare l’accordo politico sulle riforma del Mes». Ma in Fdi c’è chi è convinto che Meloni riuscirà a persuadere la commissione e «a rilanciare politicamente, grazie ad argomenti fattuali, convincenti e cronologicamente inoppugnabili».
ATTESE LE CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE
«Conte ieri aveva presentato oltre cento pagine, Meloni non ha depositato nulla: tutto è strettamente segreto e non trapela nulla», le indiscrezioni riportate da Elena Testi, inviata di Tagadà. Il Giurì d’onore, stando a quanto previsto dall’articolo 58 del regolamento della Camera, dovrà comunicare la propria decisione all’assemblea entro il 9 febbraio, senza nessuna discussione o votazione successiva e senza nessuna ipotetica sanzione. Ma la “sentenza” non comporterà alcuna “pena”, serve solo ad accertare la verità dei fatti riportati. «Saremo indipendenti ed imparziali, risponderemo alla nostra coscienza affinché questo giudizio abbia fondamento. Stiamo visionando elementi pubblici, materiali necessario per giudicare la fondatezza del presidente Meloni», ha dichiarato Mulè ai microfoni del programma di La7.