Il Niger, caduto ‘vittima’ di golpe militare, ha recentemente firmato un accordo di cooperazione militare con la Russia, che sancisce la (quasi) definitiva fine dei rapporti con lo stato africano e l’Unione Europea, oltre che con gli USA. Con l’accordo, inoltre, i russi sono riusciti a conquistare l’interezze del Sahel, dato che già collaborano con Camerun, Burkina Faso, Guinea, Senegal, Gambia e Mauritania, Mali, Sudan, Repubblica Centrafricana e Libia, con le milizie Wagner dispiegate in queste ultime quattro.
Non sono chiari gli effettivi contenuti dell’accordo di cooperazione militare tra Niger e Russia, ma è certo che Mosca ha saputo giocare una partita che i governi europei hanno condotto in maniera approssimativa. Lo stato, infatti, dallo scorso luglio è caduto sotto il controllo di un governo golpista, mentre il presidente Mohamed Bazoum è stato arrestato. Così, è stato espulso il contingente francese dispiegato a Niamey e sono stati stralciati gli accordi di collaborazione con l’UE ed è stata revocata la legge contro i trafficanti di esseri umani. In Niger, insomma, si è creato un vuoto di potere internazionale, dato che l’UE ha deciso di sanzionare il governo golpista, ed è intervenuta la Russia, che ha subito offerto il suo (inestimabile per i golpisti rimasti senza finanziamenti e forniture militari) aiuto.
L’accordo Russia-Niger apre i rischi di una guerra migratoria
Insomma, mentre l’Africa è sempre più lontana dalle posizioni europee ed americana, la Russia ha chiuso un nuovo, importante, accordo con il Niger. Nelle prossime settimane, temono gli esperti internazionali, ci si potranno aspettare diverse consegne di armamenti, magari anche un qualche tipo di supporto dal punto di vista dell’addestramento militare. La conseguenza, per certi versi positiva, è che si intensificherà la lotta contro i jihadisti, ma l’altra faccia della medaglia è che lo stesso succederà con i gruppi etnici nel Nord.
In tutto questo, un’ulteriore, importante, timore riguarda il fatto che la Russia, attraverso il Niger e il resto degli stati africani con cui collabora, potrebbe muovere una guerra di migranti all’Unione Europea, promuovendo le partenze irregolari che diventerebbero, quindi, ingestibili. D’altronde Mosca ha già usato la migrazione come arma, sia sul confine con i Paesi Baltici che con la Polonia e non si può escludere completamente che succederà lo stesso con il Mediterraneo.