Mercoledì scorso, durante la sessione del World economic forum tenutasi a Davos, il discorso del Presidente argentino Javier Milei ha fatto scoppiare una bomba a livello mondiale al punto di essere commentato in mezzo mondo e tradotto da molte testate giornalistiche. E così quello che molti media avevano dipinto alla stregua di un matto (soprattutto nella nostra cara Italia) improvvisamente si è trasformato in una via di mezzo tra un nuovo Churchill e Adenauer, raccogliendo un interesse che per l’Argentina non si vedeva dall’epoca dei mondiali di calcio.
A dire la verità nei nostri articoli avevamo messo in guardia, ovviamente conoscendo il personaggio da circa 10 anni, sui pericoli di giudizi tanto affrettati e addirittura in alcuni casi offensivi: un Beppe Grillo sì, ma non un comico, bensì un docente di economia che ha adottato la tattica di comunicazione sia corporale che labiale del comico genovese solo per attirare su di sé l’attenzione mediatica, riuscendoci in pieno.
Una volta messo piede alla Casa Rosada le cose però sono ovviamente cambiate e l’exploit del discorso di Davos, osannato perfino dai tanti presenti che si sono complimentati con lui, è stato un punto importante per far conoscere di che pasta sia fatto questo personaggio.
Ma che cos’ha colpito così tanto la gente e sopratutto fatto arrabbiare in maniera clamorosa i grandi capi del Wef presenti?
Semplice: per la prima volta un Presidente di una nazione si è rivolto al mondo intero nell’interezza del suo pensiero politico ed economico senza mezzi termini o frasi diplomatiche, anche se, secondo noi, ci sono state pure un paio di distonie importanti all’interno del suo discorso.
In pratica Milei ha scoperto quell’acqua calda che molti continuano a negare, esaltando il modello capitalista come l’unico in grado nel corso del tempo, di cambiare radicalmente la condizione umana dando un benessere e un progresso nella società stessa davvero unico: dove per secoli si è assistito a un mondo retto da una casta regnante e una massa di povertà incredibile che campava in condizioni di vita disumane, si è poi assistito a un cambiamento importante, con la nascita di una sempre più grande classe media.
C’è da dire (e qui veniamo al primo errore, secondo noi) che pure un tale Adamo Smith, considerato il padre del capitalismo, nel suo libro sulla nascita delle nazioni aveva scritto chiaro e tondo che questo nuovo elemento avrebbe rappresentato il progresso dell’essere umano e lo avrebbe portato a una condizione di benessere molto ampia. Però lo stesso Smith diceva che se il capitalismo non avesse prodotto codici sia etici che morali molto stretti si sarebbe trasformato in un fabbricante di miseria: correva l’anno 1784 o giù di li.
Bisogna dire che gli inizi del sistema non furono proprio piacevoli, perché a un’alba piena di speranze seguì un lungo periodo di aberrazioni e condizioni di povertà ancora più estreme di quelle che si volevano risolvere: e questo Milei si è dimenticato di sottolinearlo, non ricordandosi di un altro punto importante. Quello che la nascita e lo sviluppo del socialismo, le lotte dei sindacati ispirati da questo ideale per ottenere diritti del lavoro hanno con il tempo creato una socialdemocrazia che, in molti Paesi, specie dopo i due conflitti mondiali, ha accelerato l’allargamento del benessere dalla classe dominante a una massa sempre più grande, favorendo anche politiche di diritti (istruzione e salute principalmente) che sono entrati a far parte del vero progresso dell’essere umano.
Milei invece si è scagliato contro il socialismo come la causa principale dell’espansione della povertà, specie nel Continente latinoamericano (ma non solo) di questi ultimi decenni: invece avrebbe dovuto puntare sul populismo e il comunismo, due fattori che, invece di restringere la povertà, l’hanno allargata diffondendola a più non posso.
Ora: la parte che ha fatto più arrabbiare i leader del Wef ed entusiasmato molti è stata quando Milei ha detto chiaramente che: “Ora, per capire cosa siamo qui a difendere è importante definire di cosa parliamo quando parliamo di libertarismo che, come sostiene in Argentina il professor Alberto Benegas Lynch, è il rispetto illimitato del progetto di vita degli altri, basato sul principio di non aggressione, sulla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà degli individui, le cui istituzioni fondamentali sono la proprietà privata, i mercati liberi dall’intervento statale, la libera concorrenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale. Dove si può avere successo solo servendo il prossimo con beni di migliore qualità a un prezzo migliore”.
E più avanti ha sostenuto che “i socialisti, visti gli innegabili progressi del mondo libero, i socialisti sono stati costretti a cambiare la loro agenda. Si sono lasciati alle spalle la lotta di classe basata sul sistema economico per rimpiazzarla con altri presunti conflitti sociali che sono ugualmente dannosi … come quello dell’uomo contro la natura. Sostengono che gli esseri umani nuocciono al pianeta che deve essere protetto a tutti i costi, addirittura sostenendo un meccanismo di controllo della popolazione o la tragedia dell’aborto. Purtroppo queste idee dannose hanno permeato fortemente la nostra società e i neomarxisti hanno saputo cooptare il senso comune dell’Occidente. Hanno raggiunto questo risultato grazie all’appropriazione dei media, della cultura, delle università e anche delle organizzazioni internazionali. Quest’ultimo caso è forse anche il più grave perché si tratta di istituzioni che hanno un’enorme influenza nelle decisioni politiche ed economiche dei paesi che compongono queste organizzazioni multilaterali. Fortunatamente siamo sempre più numerosi a osare alzare la voce perché vediamo che, se non combattiamo queste idee a testa alta, l’unico destino possibile è che avremo sempre più Stato, più regolamentazione, più socialismo, più povertà, meno libertà e, di conseguenza, un tenore di vita peggiore”.
Ora, è chiarissimo che un discorso del genere cozza apertamente contro un Wef che, attraverso le parole del suo co-creatore e Presidente, Klaus Schwab, ha detto chiaramente che il potere dovrà essere detenuto da un gruppo di persone a livello mondiale e che negli Stati, con autorità legate a loro, non ci sarà nemmeno bisogno di elezioni, visto che l’Intelligenza artificiale governerà le masse. Per non parlare della volontà di diminuire la popolazione mondiale e di non coltivare più la terra, attività considerata negativa per il mondo.
Purtroppo l’attuale Ue, già immersa nelle sue scandalose regole ambientali che decimeranno la classe media nel giro di pochi anni, attraverso un falso progressismo Radical-Chic Ztl sta portando avanti molte delle cose criticate dal Presidente argentino.
Siamo quindi incamminati verso la fine del concetto di democrazia e anche se ripetiamo come Milei faccia un po’ di confusione in alcuni punti, bisogna dire che le sue parole, ma soprattutto il successo che hanno riscosso, aprono al mondo una possibilità reale di cambiamento verso un benessere più generale attraverso la libertà. Però mi viene da pensare che il grande Giorgio Gaber aveva già espresso (credendo pure, anni fa, di sbagliare) con un concetto semplice ma efficace, che diventa un dovere comune: la libertà è partecipazione. Finalmente un po’ di luce nell’oscurantismo che stiamo attraversando. L’uomo deve tornare ad appropriarsi di una cosa che l’ingranaggio frenetico che di questi tempi ha preso una velocità missilistica (specie nell’oscura foresta social imbevuta di ideali creati artificialmente) gli ha fatto perdere: la sua naturalità.
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