Nicoletta Romanazzi, mental coach che segue calciatori o atleti di grande calibro come Marcell Jacobs, racconta gli inizi del suo lavoro a “In Barba a tutto”: “La prima volta che sono stata chiamata da una squadra in Serie A, non me lo dimenticherò mai. Mi portarono in uno stanzino, c’erano il presidente, il direttore sportivo, l’amministratore delegato e il direttore marketing. Mi dissero ‘Lei cosa pensava di fare?’ e poi mi dissero ‘Ma lei lo sa che le donne non entrano nel calcio professionistico?’. E io ero scioccata ‘Veramente mi avete chiamato voi’. Le donne non erano neanche mai entrate nel palio di Siena, eppure lavoravo lì da 8 anni”.
Da giovanissima, Nicoletta aveva iniziato la carriera universitaria nella facoltà di Economia: “Ho lasciato l’università dopo 5 esami e per 9 anni ho lavorato nell’azienda di mio padre, in un’azienda che produceva camion. Detestando quello che facevo perché non era il mio” spiega. Tra le persone che segue c’è Marcell Jacobs, oro olimpico a Tokyo: “Mi ha chiamato prima della finale dicendomi ‘Io non corro, ho già parlato con l’allenatore’. Io ero al telefono a Roma e gli ho chiesto il perché. Lui ‘Ho dato tutto in semifinale, non ne posso più, ho i crampi alle gambe. Sono arrivato in finale, primo italiano nella storia, va bene così’. Allora l’ho fatto stendere, ho parlato con lui, gli ho ricordato il suo sogno“.
Nicoletta Romanazzi: “Con Gigio Donnarumma lavoro sull’emotività”
Come funziona il lavoro di mental coach? Ce lo spiega Nicoletta Romanazzi: “Io aiuto le persone a capire meglio la loro mente. Prima comincio a capire come funziona la persona che ho davanti. Tutti noi abbiamo la vocina interna, quella che ci parla: si chiama critico interiore. È una parte che costantemente ci critica, che ci mette a paragone con gli altri… È molto pesante. Ma ha uno scopo positivo. Non abbiamo parti negative: le cose diventano negative quando sono presenti in volume troppo alto. Niente in eccesso va bene, neanche la gentilezza“.
Tra gli atleti seguiti dalla mental coach c’è anche Gigio Donnarumma: “Con lui abbiamo lavorato tanto sulla gestione delle emozioni. È un ragazzo fortemente emotivo, doveva lavorare sullo stare in stato, sul rimanere concentrato per 90 minuti. Tutti possiamo farlo”. Secondo l’esperta “spesso pensiamo che per arrivare al successo abbiamo bisogno solo della volontà ma senza le farfalle nella pancia, i grandi risultati non si raggiungono”. C’è però “bisogno di stare a contatto con le emozioni, dopo c’è bisogno di essere determinati” aggiunge.