Non usa giri di parole Maurizio Landini quando si rivolge al governo su contratti e gabbie salariali: «Il governo ritiri la legge delega sulla contrattazione». Il segretario generale della Cgil vuole anche che il governo torni a negoziare con i sindacati «per superare la precarietà, fisco giusto, politica industriale». Ne parla a Repubblica, lamentando la mancanza di una strategia da parte dell’esecutivo: «Le privatizzazioni servono solo a fare cassa. La mobilitazione continua». Dopo gli scioperi di novembre e dicembre, la Cgil riparte dai problemi non risolti: Landini cita emergenza salari, precarietà, riforma fiscale progressiva, sistema industriale e sociale «che non tiene più». Il pensiero del segretario va ai 12,5 milioni di lavoratori che aspettano il rinnovo del contratto, nel pubblico e nel privato.
«Il lavoro povero sta esplodendo: solo il 16,5% dei contratti attivati lo scorso anno è stabile. Gli altri sono precari e aumenta il ricorso al part-time involontario. L’evasione viene legalizzata con il concordato preventivo biennale». Landini è critico anche riguardo la delega al governo «per reintrodurre le gabbie salariali e modificare la contrattazione senza coinvolgere le parti sociali», infatti ne chiede il ritiro. «Sono otto anni che la Cgil, in Italia come in Europa, chiede che i contratti nazionali abbiano valore di legge e i loro minimi retributivi estesi a tutti. Fino alla definizione di un salario orario minimo che cancelli i contratti pirata».
“CONTRATTAZIONE? INACCETTABILE POSIZIONE DEL GOVERNO”
Per quanto riguarda la posizione della ministra del Lavoro Marina Calderone, che vuole agire sul contratto di secondo livello, sconfessando l’ordine del giorno della Lega sui salari differenziati, Maurizio Landini a Repubblica dichiara che così si mette in discussione il modello contrattuale fondato su due livelli. «La difesa e l’aumento del potere d’acquisto sono compito dei contratti nazionali, non di quelli aziendali. Il governo pensa a una contrattazione adattiva, che aggiusta l’inflazione a seconda di dove sei. Per noi è inaccettabile. Un modo per mettere in discussione i contratti nazionali e abbassare i salari». La Cgil chiede al governo e alle imprese di sostenere i rinnovi. «Anche con la detassazione degli aumenti contrattuali, lato governo. E con il ritorno al tavolo delle trattative, lato imprese».
Landini a Repubblica lamenta l’assenza di risposte. «I contratti nazionali non possono programmare la riduzione dei salari. Ed è quanto definito dagli accordi interconfederali per recuperare tutta la perdita di potere d’acquisto. Del resto è anche nell’interesse delle imprese che assistono ora a un calo dei consumi e hanno fatto molti profitti in questi anni». Il segretario della Cgil non crede neppure all’aumento di pensioni e salari rivendicato dal governo: «La busta paga di gennaio sarà la stessa di dicembre. Nel frattempo il carrello della spesa non si è abbassato».
“GOVERNO DEVE SMETTERLA DI PRENDERE IN GIRO LE PERSONE”
Il 2024 può essere l’anno della riforma delle pensioni secondo la premier Giorgia Meloni, ma Maurizio Landini è pessimista. «Hanno peggiorato la Fornero, ridotto l’indicizzazione, aumentato l’età di uscita anche dei medici. Dovrebbero smettere di prendere in giro le persone. La prima riforma per i giovani è cancellare la precarietà, dare lavoro stabile e dignitoso. Se sei precario per 20-30 anni, la pensione non ce l’avrai. Per questo rivendichiamo una pensione di garanzia e il riconoscimento del lavoro di cura». Nel frattempo, crescono le crisi industriali mentre la produzione frena. «Abbiamo bisogno di strategie di sviluppo. Dobbiamo fare scelte strategiche per guidare le transizioni ambientale e digitale. Invece siamo in ritardo. Senza una politica industriale. Avanti solo con incentivi e marchette elettorali. È ora di dire basta». Anche il settore delle auto non è in salute. «Chiediamo a proprietari e governo di attivare tavoli per dare un futuro a tutto il settore».
Per quanto riguarda il secondo produttore di auto, Landini suggerisce di investire in ricerca e innovazione, oltre che di ricostruire le filiere. «Dare incentivi senza condizioni è buttare soldi. L’Italia è l’unico Paese con un solo produttore di auto. Non è così in Francia, Germania, Giappone. Tutti gruppi che hanno una presenza pubblica nel capitale. Fare politica industriale non è lasciar fare al mercato». Infine, sull’ex Ilva precisa che l’intervento «è anche una nostra richiesta per garantire un futuro alla produzione, agli impianti, ai lavoratori, nel rispetto della salute e dell’ambiente», mentre per le privatizzazioni «un conto è cercare capitali stranieri, un conto è avere una politica industriale. Questo governo non ce l’ha».