In questi giorni Alka Seltzer, che è un anziano signore, si chiede quali siano le competenze su cui gli influencer basano le loro opinioni. Per farsi un’idea ha girato qua e là sul web. Ha trovato shampisti, chitarristi, pescatori, fotografi, testatori di smartphone, assaggiatori di cibi, bevitori di birre, provatori di detersivi… Un mondo di uomini e donne vive online per dire la sua su prodotti o servizi. Probabilmente soddisfa un bisogno; non c’è da stupirsi vista la quantità di cose che si possono comprare in quella che continuiamo a chiamare società dei consumi. Solo che prima l’influencer lo trovavi al bar, sul treno dei pendolari, al lavoro e la cosa, nel bene e nel male, rimaneva circoscritta. Adesso il “loro” parere Tizio e Caio lo dicono al… mondo.
Alka Seltzer usa le virgolette perché gli hanno detto che – spesso – dietro all’influencer ci può essere un’azienda sponsor (non necessariamente visibile) e quindi gli sorge il sospetto che l’opinione non sia tanto super partes. Può capitare perfino che l’influencer attacchi il prodotto di un’azienda concorrente dello sponsor. Per esempio: si fotografa la tabella degli ingredienti riportata sulla confezione di biscotti X e poi la si pubblica con il commento: “Questo prodotto è pieno di zucchero! Non lo darei mai a mio figlio!”. È un esercizio legittimo del proprio diritto di opinione? Apparentemente sì, ma attenzione: se si guarda al contenuto di zucchero, si scopre che non è molto diverso da quello dei concorrenti. E sorge un dubbio: perché la marca X è stata oggetto di attenzione?
Purtroppo tra i parametri per valutare la “veridicità” di un post molti considerano il numero di like o di follower collezionati dalla persona che lo ha prodotto. Ma la rilevanza digitale è una cosa diversa dalla competenza, su cui dovrebbero sempre basarsi le valutazioni. Ci sono influencer che possono avere un vasto seguito, anche se incompetenti, perché sanno usare lo strumento digitale, i linguaggi, le immagini, i toni, il ritmo. Se tutti questi elementi sono ben gestiti, finiscono per conquistare un pubblico.
Qualcosa di simile Alka Seltzer lo vede nei programmi televisivi di infotainment. Capita che i conduttori evochino rivelazioni straordinarie, su fatti di attualità, che poi non trovano riscontro nei servizi. In compenso, però, hanno tenuto agganciato il telespettatore a un buon numero di spot. Un altro esempio: accanto a esperti veri si mettono in trasmissione personaggi di belle speranze, pittoreschi, che si confrontano con decisione, atteggiandosi, arrivando a negare fatti evidenti. Alla fine di ogni puntata il telespettatore ha l’impressione che gli ingegneri siano degli incapaci, i medici non sappiano fare le diagnosi, i virologi siano dipendenti di Bigpharma, i professori degli ignoranti… Fateci caso.
La contrapposizione in tv, si sa, fa share. E la share porta pubblicità, che non fa certo male ai bilanci… Ma Alka Seltzer vorrebbe più serietà. Di questo passo non sarebbe stupito di trovare astrologi e cartomanti a fare il fact checking nei contraddittori televisivi.
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