Diventare docenti universitari in Italia sembra essere un percorso ad ostacoli. La carriera accademica in università infatti porta ad arrivare all’agognata cattedra oltre i 50 anni, e difficilmente si potrà assistere ad un’inversione di tendenza nel breve periodo. Questo è il report diffuso dal MUR e riportato dal Sole 24 ore.
A nulla sembrerebbe essere valso il quinquennio di piani straordinari di assunzioni in ambito universitario. La carriera accademica appare ancora troppo ‘agée’. La fotografia resa dal Ministero dell’Università e Ricerca mostra un’età media complessiva dei lavoratori che arriva a 47 anni mentre quella dei docenti addirittura a 51. Se però restringiamo il campo ai professori associati e ordinari scopriamo che l’asticella sale, rispettivamente, a 52 e 58 anni. Con gli assegnisti di ricerca, mediamente 34enni, che erano e restano l’unico contrappeso generazionale. Guardando dunque al complesso anagrafico all’interno delle università il focus del Mur sottolinea come il 56,4% dei docenti degli atenei statali abbia almeno 50 anni.
CARRIERA ACCADEMICA, IL CONFRONTO CON L’UNIONE EUROPEA
Se ci si espande al resto dell’Europa la media anagrafica della carriera accademica italiana non regge il confronto. Se rapportata infatti alla media dell’Unione europea a 27, la distribuzione dei professori per classi di età, da noi, appare molto più sbilanciata verso le classi più elevate, a partire dai 45- 49enni, con un presidio decisamente inferiore sotto ai 40 anni e quasi inesistente tra gli under 30. Insomma, quello che emerge è un divario decisamente netto in cui l’Italia spicca in senso negativo.
L’attenzione viene poi rivolta anche all’ambito disciplinare di appartenenza. Gli ambiti con i neoprofessori di età superiore alla media nazionale sono Scienze biologiche (50 anni) e Scienze mediche (51 anni) laddove i professori di I e II fascia mediamente più giovani si trovano tra Scienze matematiche e informatiche (46 anni), Ingegneria industriale e dell’informazione (47 anni) e Scienze economiche e statistiche (47 anni).
ALTRI DATI EMERSI DAL FOCUS MUR
Due ulteriori aspetti sono stati affrontati nel focus del MUR, come riporta sempre Il Sole 24 ore, sempre con riguardo alla carriera accademica. Intanto si è assistito di recente ad un boom di ricercatori a tempo determinato. Il numero è infatti aumentato del 13% rispetto all’anno scorso, passando così dal 59% al 72%. Circa quindi dieci volte il livello dove si trovavano un decennio fa.
E un cenno è stato rivolto anche al gender gap, ancora una volta a sfavore delle donne. Dai dati si denota infatti che donna è il 50,2% delle assegniste di ricerca, il 45,5% delle ricercatrici, il 42,4% delle docenti di II fascia e appena il 27,3% di quelle di prima fascia. Numeri che parlando da soli e che da anni aspettano una risposta senza che si sia assistito ad una sostanziale inversione di tendenza. Queste evidenze tra l’altro sono state anche sottolineate i giorni scorsi nel rapporto sulla parità di genere dell’Anvur.