La Russia, che si avvicina al secondo anno della guerra che ha causato in Ucraina, sembra non aver mai interrotto l’importazione di chip utili per la produzione di armi dai territori di UE e USA. A lanciare l’accusa è il quotidiano Bloomberg, che sostiene di aver ottenuto da alcune fonti i dati (tecnicamente riservati) del servizio doganale russo che dimostrerebbero, appunto, l’esistenza di un importante giro di importazioni.
Nello specifico, circa la metà dei chip che la Russia ha importato nei primi nove mesi del 2023 sono stati prodotti da aziende europee o statunitensi. L’elenco delle aziende è piuttosto lungo e include le note Intel Corp, Advanced Micro Devices (AMD) e Analog Devices Inc (ADI) e le europee Infineon Technologies AG, STMicroelectronics NV (STM) e NXP Semiconductors NV, le quali hanno tutte sottolineato di non centrare nulla con le importazioni. Infatti, il problema dei chip UE e USA in Russia è che si tratta di prodotti inseriti nell’elenco delle sanzioni per la guerra in Ucraina e che, pertanto, non possono essere venduti.
Bloomberg: “La maggior parte dei chip importati dalla Russia sono Intel”
Da tempo tuttavia, e i chip ne sono solo l’ennesima dimostrazione, la Russia ha trovato diversi modi per aggirare più o meno facilmente le sanzioni, contando sul supporto dell’intero blocco orientale, tra Cina, Emirati Arabi e Turchia. Rimane, tuttavia, complicato seguire meticolosamente il percorso di tutti i minuscoli chip, che potrebbero essere stati acquistati legalmente da uno dei paesi del blocco orientale e poi, tramite una rete di aziende, distributori e rivenditori, giungere sul territorio russo.
Per i chip, inoltre, risulta che la Russia stia pagando cifre anche importanti, che a livello generale la Kyiv School of Economics stima a circa 8,77 miliardi per i beni utili sul campo di battaglia ed ulteriori 22,23 miliardi per beni utili alla difesa, con una diminuzione, nonostante le sanzioni, di appena il 10% rispetto al periodo precedente alle sanzioni. Dai dati visionati da Bloomberg, invece, emerge una costante riduzione del volume complessivo di chip importanti in Russia, che potrebbe suggerire il fatto che siano aumentati esponenzialmente i costi (i prodotti diminuiscono, ma non i costi sostenuti). A livello numerico, invece, Bloomberg sottolinea come nei primi nove mesi del 2023 siano stati importanti circa 1,7 miliardi di dollari di chip, dei quali 1,2 miliardi da parte di 20 singole aziende, ‘capitanate’ da Intel, Analog Devices e AMD (includendo anche le controllate Altera e Xilinx).