Sapere già tutto

Credere di sapere già tutto, anche su se stessi, è la peggior tentazione e chiusura verso la meraviglia che Cristo viene a ricordarci

Eccolo il Demonio in persona. Appena sente che sta andando in malora la sua azienda di truffa, cerca di ridimensionare violentemente l’amabilità di Colui che è appena entrato a insegnare in sinagoga. Lo sminuisce con una delle più perfide espressioni possibili, lasciateci in dote: “Che vuoi da noi? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!All’Uomo che si staglia nel mezzo di quel luogo di preghiera con una stazza portentosa, vuole strappargli di dosso la sua capacità di stupire: “Sappiamo già tutto di te: di quello che vuoi dirci, di quel che ci stai per raccontarci, del perché tu sei venuto (a rovinarci)”.

Il Demonio sa bene che certe persone, quando smettono di stupirci, smettono anche di essere interessanti per noi. Come anche il contrario: è solo provando meraviglia verso qualcuno che si potrà scoprire di essere già noi stessi una meraviglia. Di quelle viventi. Invece, eccolo il Demonio che sguinzaglia ancora in sinagoghe, chiese, adunanze parrocchiali: “Ascoltare il Vangelo? So già quel che mi dirà. Il Cristo? Conosco già le sue ‘solite cose’ che dice: non potrà fare altro che confermarmi. Questa proposta non mi dice nulla: so già come finirà”. È tutto così: siccome so già tutto, nulla di tutto ciò che arriverà potrà essermi utile. “So già tutto”: è così che si disinnesca la macchina dello stupore. Che lo sguardo va in cancrena.

Satana, puzzone com’è, dimentica che dopo secoli di autorità mal gestita – tutti sono capaci di governare con la violenza! – il segreto di una vera leadership è l’autorevolezza, non l’autorità. Non basta indossare una divisa, accreditarsi un cartellino, esibire un titolo perché il mondo creda alle tue parole: l’obbedienza è tutt’altra cosa dal servilismo. Ecco perché Satana, appena colto il nascere dello stupore nel volto dei presenti nell’ascoltare il suo insegnamento – “Erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi” – interviene subito a minimizzarne gli effetti. Cercando di contaminare la sorgente: “Io so chi tu sei!“. Cristo, però, lo manda subito a svernare nella terra della malora: “Taci. Esci da lui!” (cfr Mc 1,21-28). Lo zittisce di punto in bianco: non gli parla di diagnosi, di terapia o di liberazione. Lo caccia, perché nessun uomo è libero se non è padrone di se stesso. Gli strappa di dosso quel “So già tutto di te, di me” per regalargli la più bella delle avventure possibili: andare a conoscere ciò che tu sei, a prescindere da quello che gli altri dicono di te. Anche dall’idea che tu ti sei fatto di te a forza di sentire le idee che gli altri hanno su di te. Il suo sguardo, che tanto fa tremare l’economia di Satana, è un aratro: spacca, squarta, apre e rovescia. È solo dopo l’aratura, però, che il terreno sarà pronto per una semina nuova. Per ricominciare a mandare in onda lo spettacolo dei primi germogli.

L’autorità ancora oggi infastidisce, irrita, appare molesta: non c’è peggiore compagno di viaggio di colui che ti indica la strada da percorrere e poi se ne sta seduto ad aspettare il tuo ritorno. Cristo, invece, è uno di quelli che ti vengono a prendere a casa, ti tengono la mano quando attraversi la strada, si rallegra solo se si giunge a destinazione assieme. Il più delle volte in ritardo rispetto alle sue tabelle perché preferisce arrivare in ritardo piuttosto che puntuale ma senza te.

Satana, intanto, continua a non sopportarlo, a ridimensionare la sua grandezza: “Cosa lo invitate in parrocchia? Dice sempre le solite cose. So già dove andrà a parare. Non vale la pena restare ad ascoltarlo per ore. Concedetevi altri svaghi”. Poi arriva Lui che è ciò che dice e che dice ciò che è: chi l’ascolta – senza dire “So già tutto” – si sente rinascere. Il fatto, poi, che il messaggero e il messaggio coincidano fino a combaciare al millimetro, lascia un promemoria: “Puoi essere seduto sul trono più alto del mondo ma sarai comunque sempre seduto sul tuo sedere” (M. de Montaigne).

Un pensiero non cambia il mondo se prima non ha cambiato la vita di colui che lo esprime. Al contrario, si potrà rimanere un chiaro esempio che, piuttosto, sarà meglio non avere nessun esempio da seguire.

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