La prima presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario, come riportato dal Messaggero, ha parlato del fenomeno dei femminicidi in Italia. “Nel periodo in esame (il 2023, ndr) su un totale di 330 omicidi (in lieve aumento rispetto ai 325 dell’anno precedente e ai 308 del 2021), le donne risultano vittime in 120 casi (rispetto ai 128 del 2022 e ai 122 del 2021). In 97 casi i delitti sono maturati in ambito familiare o nel contesto di relazioni affettive”, ha sottolineato.
Il terribile andamento si sta confermando anche nell’anno appena iniziato. “Desta grave preoccupazione il fatto che dei sette omicidi volontari consumati già nella prima settimana del 2024 tre vedano come vittima una donna. I femminicidi costituiscono spesso il tragico epilogo di reati cosiddetti ‘spia’, espressivi di condotte violente (violenza privata, violazione di domicilio, lesioni, maltrattamenti, stalking) che richiedono particolare attenzione, competenza, professionalità e tempestività d’intervento per impedire conseguenze ben più gravi”.
Margherita Cassano (pres Cassazione): “Indipendenza economica può prevenire femminicidi”. L’analisi
Margherita Cassano da parte sua si sta interrogando su quali mosse è possibile mettere in atto per contrastare il fenomeno, ma non è semplice. “L’impegno della polizia giudiziaria e della magistratura non è sufficiente e deve essere preceduto da una forte azione di sensibilizzazione e prevenzione culturale e sociale e da azioni di ampio respiro che coinvolgano non solo la famiglia e la scuola, ma l’intera collettività”, ha evidenziato.
E prosegue: “Esse devono essere in grado di incidere sulle cause generali di questa drammatica involuzione delle relazioni interpersonali, in cui sulla dimensione affettiva prevalgono tragicamente l’idea del possesso e del predominio sulla donna e il disconoscimento dell’uguaglianza di genere”. Tra gli elementi determinanti c’è in particolare il denaro. “Occorre promuovere l’indipendenza economica delle donne, in quanto non può esservi libertà di denuncia senza la libertà dai bisogni primari”.