La Francia ha deciso di puntare 1,5 miliardi di euro sulla produzione di batterie elettriche per uso automobilistico, che saranno investiti nella realizzazione di una gigafactory da parte delle startup taiwanese ProLogium. Le promesse, da parte della startup, sono parecchi e, soprattutto, importanti, ma contestualmente sembra essere anche a corto di investitori, probabilmente a causa di una scarsa trasparenza dal punto di vista societario.
La gigafactory di batterie in Francia dovrebbe, secondo l’azienda taiwanese, essere pronta nel 2027, “se tutto va bene”, mentre opererà a pieno regime entro il 2029. Allo stato attuale, infatti, è impegnata nell’operatività della sua prima fabbrica a Taoke (poco distante da Taipei), inaugurata nei giorni scorsi. A livello produttivo, durante una presentazione che si è tenuta in Francia, precisamente nei pressi di Dunkerque dove dovrebbe sorgere la gigafactory, sono state promesse 500mila batterie per auto elettriche all’anno. A marzo, invece, verrà scelto il luogo in cui sorgerà la sede francese del centro di ricerca e sviluppo della startup.
Le promesse di ProLogium: “Batterie solide resistenti agli incendi”
Insomma, se la gigafactory di batterie in Francia diventasse effettivamente operativa si creerebbe il primo polo di produzione d’Europa, con un buonissimo margine di crescita considerando l’interesse crescente nei confronti delle auto elettriche. Ci si chiederà come e perché il governo francese abbia deciso di investire così tanti soldi su una startup pressoché ignota e che, per ora, non ha prodotto ancora fondamentalmente nulla.
La risposta è semplice, e si ritrova nella promessa di ProLogium di produrre batterie allo stato solido. Queste sono, infatti, una vera e propria sfida per l’industria dell’elettronica perché permetterebbero di rendere i sistemi più efficienti e meno ingombranti, oltre che completamente ignifughi dato che l’infiammabilità è data solamente dal liquido attualmente impiegato. Una promessa convincente, corredata anche dalla dimostrazione (su scala minuscola con una piccola lampada da tavolino) fatta durante la conferenza con la delegazione francese. Inoltre, risulta che nessuna azienda automobilistica abbia validato il lavoro sulle batterie della startup. Il quotidiano Le Monde, sui molti dubbi che gravitano attorno alla startup sottolinea anche una scarsa trasparenza in merito agli investitori, con l’azienda che da un lato attesta 650 milioni investiti e, dall’altro, non rende noti chi siano effettivamente questi soci.