Oggi verrà resa nota la stima flash sul Pil dell’Eurozona nel quarto trimestre del 2023. Non ci si aspetta un buon dato. Come ha ricordato Christine Lagarde giovedì scorso, infatti, la Bce ritiene che “l’economia dell’area dell’euro abbia ristagnato”. Ciononostante, l’Eurotower ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse. «In fondo era quello che ci si aspettava – è il commento di Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano -, ma la speranza era che venissero al contempo inviati chiari segnali a mercati e operatori economici sul fatto che la riduzione dei tassi fosse dietro l’angolo. Così, però, non è stato. Il Consiglio direttivo della Bce sembra inscalfibile come una montagna di ghiaccio: non dice chiaramente che cosa vuol fare, dove vuole arrivare. La Bce può anche mantenere i tassi invariati, ma possibile che non riesca a inviare un messaggio che faccia vedere una luce in fondo al tunnel?».
Non è che la Bce vuole lasciare che a fare il primo passo nel taglio dei tassi sia la Fed?
È un’ipotesi più che plausibile. In una situazione di così grande incertezza internazionale occorre che ci sia un solido punto di riferimento per imprese e famiglie. Questo negli Usa accade, in Europa no. Anche perché la Germania è rimasta senza quelli che sono stati i driver della sua crescita economica negli ultimi 20 anni. E così, ad andar bene, possiamo sperare di andare al traino della Fed. Ma questa non è una politica, è seguire l’onda con ritardo. Invece dovremmo anticiparla, perché non siamo messi bene economicamente.
Come in fondo riconosce la stessa Bce.
A differenza degli Stati Uniti, dove l’attività economica ha continuato a crescere, da noi in Europa i segni di rallentamento si accumulano. C’è il rischio che si stringa fino troppo l’attività del credito al punto di ottenere qualcosa di peggio di un rallentamento economico.
Considerando che la prossima riunione del Consiglio direttivo della Bce si terrà il 7 marzo, c’è il rischio che il primo trimestre dell’anno sia da considerare economicamente perso?
La risposta è sì, rischiamo di avere un 2024 che, al di là dei proclami di inizio anno, ad andar bene sarà un diagramma piatto. In questo momento il potenziale produttivo ci sarebbe, è chiaro che la Germania, vuoi per ragioni politiche interne che puramente economiche, non ce la fa, ma allora sarebbe bene che guardassimo fuori per cerare di “scavallare” questa situazione.
In che modo?
Ci sono, ad esempio, mercati in espansione in Asia, in grado di assorbire le esportazioni e i maggiori costi che in questo momento sono necessari per trasportare merci in quelle aree. La Bce sta rischiando di ibernare l’economia, speriamo solo che con l’arrivo della primavera le cose cambino. Con la Germania che appare sull’orlo di un buco nero, politico e anche economico, bisogna che qualcosa si faccia, altrimenti l’Europa rimarrà col cerino in mano. Avremo, cioè, una situazione internazionale in cui alcune aree riusciranno a crescere, mentre noi no.
Leggendo l’ultimo bollettino economico, secondo la Bce la situazione migliorerà, il 2024 andrà meglio del 2023…
Può essere, ma al momento, visto come varia troppo rapidamente la situazione, specie per fattori esogeni, questo può rimanere un pio desiderio. In questo frangente, la politica degli Stati Uniti è molto più consistente, nonostante le incertezze. Oltreoceano si ripete un copione virtuoso per certi punti di vista: arrivare alle elezioni con un’economia in buona salute. In Europa si rischia il contrario. Penso che bisognerebbe fare un ragionamento un po’ più serio quando ci si trova in una situazione in cui è chiaro che la tendenza è quella di una diminuzione dell’inflazione. Purtroppo, in questo momento la Bce è come se guidasse guardando indietro, anziché avanti. E questo dipende anche da come misura l’inflazione.
(Lorenzo Torrisi)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.