La Luna si starebbe lentamente ma costantemente restringendo, rimpicciolendo, e lo dice la NASA, citata da Fanpage. Nel dettaglio, come viene spiegato dall’agenzia spaziale degli Stati Uniti, il satellite della Terra avrebbe perso più di “50 metri di circonferenza” a causa del progressivo raffreddamento del nucleo della stessa Luna avvenuto nelle ultime centinaia di milioni di anni. Stando a quanto spiegano i ricercatori: “Allo stesso modo dell’uva, che raggrinzisce trasformandosi in uva passa, anche la Luna sviluppa rughe quando si restringe. Ma, a differenza dell’uva, la superficie della Luna è fragile e ciò provoca la formazione di faglie nei punti in cui le sezioni della crosta si spingono l’una contro l’altra”.
La Luna, sottolinea Fanpage, è soggetta a continue trasformazioni non soltanto per via del fatto che la sua superficie è continuamente “bombardata” da asteroidi e comete. C’è poi il sopra descritto fenomeno del raffreddamento interno che produce delle faglie spesso accompagnate da attività sismiche simili ai terremoti. Rispetto a quanto avviene però sulla Terra, un terremoto lunare può durare fino a diverse ore, come ad esempio un sisma di magnitudo 5.0 gradi sulla scala Richter che venne registrato negli anni ’70.
LA LUNA SI STA RIMPICCIOLENDO: “NOSTRI ASTRONAUTI DEVONO ESSERE AL SICURO”
Gli studiosi aggiungono nel loro articolo che i modelli: “suggeriscono che terremoti superficiali capaci di produrre forti scuotimenti del terreno nella regione del polo sud lunare sono possibili a causa di eventi di scivolamento su faglie esistenti o della formazione di nuove faglie di spinta”. Ovviamente tali sismi lunari rappresentano un problema anche per le successive missioni di esplorazione lunare, visto che potrebbero mettere a rischio la vita degli astronauti allunati.
Di conseguenza, secondo gli autori della ricerca, bisognerà prendere in considerazione “la distribuzione globale delle giovani faglie di spinta, il loro potenziale di essere attive e il potenziale di formare nuove faglie di spinta dalla contrazione globale in corso”. Nicholas Schmerr, coautore dello studio e professore associato di geologia presso l’Università del Maryland ha concluso spiegando come sia fondamentale mantenere astronauti, attrezzature e infrastrutture “il più sicuri possibile”.