Ginevra Elkann, la passione per il cinema fin da bambina
Nel salotto de La Volta Buona di Caterina Balivo c’è stato oggi spazio per il racconto di Ginevra Elkann, nipote del grande Gianni Agnelli ma che al di là delle sue origini familiari è riuscita ad affermarsi con il suo talento nel mondo del cinema. Prima come produttrice, poi come sceneggiatrice e regista; è al cinema con il suo nuovo film, “Te l’avevo detto”. “Se a 14 anni avevo già deciso di fare cinema? Sì, vedevo tantissimi film; anche perchè a casa mia non c’era ancora la televisione quando ero piccola. Appena trovavo uno schermo correvo a vedere film e cartoni”.
Nonostante sia stata precoce la sua passione per il grande schermo, Ginevra Elkann ha spiegato come il percorso sia stato lungo prima di arrivare ad affermarsi nel settore. “C’ho messo un po’ a diventare regista? Ho studiato molto, poi però sono passata a fare la produttrice quindi più dietro le quinte. Così ho imparato tanto guardando lavorare… In particolare da Bernardo Bertolucci. Lui era un maestro, eri sempre in soggezione, ero timidissima quando ero con lui”.
Ginevra Elkann, dal ricordo di suo nonno Gianni Agnelli al secondo film da regista ‘Te l’avevo detto’
Nel prosieguo dell’intervista rilasciata a La Volta Buona, Ginevra Elkann non poteva non raccontare la figura di suo nonno, Gianni Agnelli. “Se ho mai avuto soggezione di mio nonno Gianni Agnelli? No, però anche lì ero in presenza di un uomo di un certo carattere, esigente. Con noi nipoti scherzava molto, ti prendeva in giro, a volte inventava delle storie perché si divertiva molto, era molto ironico”. La regista e produttrice ha poi aggiunto: “Era davvero presente con noi nipoti, guardava anche i film con noi sul divano. Se sarebbe orgoglioso di me come regista? Speriamo, a lui piaceva molto il cinema quindi sarebbe affascinato di sapere come funziona questo mondo. Era curiosissimo, un mondo che magari conosceva di meno e che lo avrebbe attratto”.
Ginevra Elkann ha poi raccontato a Caterina Balivo la recente esperienza come regista de “Te l’avevo detto”, secondo film in quel ruolo. “Questa frase purtroppo la dico spesso anche io, tanto brutto sentirsela dire ma anche piacevole dirlo. Mi capita con i figli purtroppo… Questi personaggi estremizzano ciò che siamo. Se c’è qualcosa di me nei personaggi? Non te lo posso dire, in ognuna di loro c’è qualcosa di me. Sono tutte storie di persone che conosciamo, pezzetti di noi in personaggi quasi estremi. Sono tutti noi in realtà…”. A proposito del suo cognome importante ha invece spiegato: “Pregiudizi per il cognome? Certo ci sono sempre ed è più faticoso trovare la tua individualità quando vieni da una famiglia così forte, far capire chi sei al di là della tua famiglia. Forse io c’ho messo un po’ di più, ho fatto il mio primo film a 40 anni. Per certi versi quindi è faticoso ma per altri è anche molto bello”.