L’annuncio di Elon Musk sul microchip impiantato nel cervello di un disabile è stato avvertito come qualcosa di rivoluzionario. Dopo però l’entusiasmo iniziale sono iniziate le riflessioni sull’impatto che una tale tecnologia potrà apportare nelle nostre vite. E così, se da lun lato si guarda al futuro della cura delle patologie neurodegenerative, su cui il microchip potrebbe apportare vantaggi considerevoli, al tempo stesso non vanno sottovalutati anche gli importanti rischi che questo strumento potrebbe creare, come ha evidenziato a La Verità Pierguido Iezzi, ceo di Swascan del gruppo Tinext.
“È una rivoluzione che punta al trattamento di molte malattie neurologiche, ma allo stesso tempo comporta tanti rischi” ha dichiarato Iezzi. “In primo luogo, la privacy: i Brain-computer interface (Bci) acquisiscono dati direttamente dal cervello. La capacità di interpretare i pensieri solleva interrogativi etici sulla riservatezza individuale e sulla sicurezza dei dati neurali, a rischio di accesso non autorizzato e di possibili manipolazioni.(..) Emergono tematiche cruciali legate all’integrità mentale, al neurohacking e al cambiamento delle percezioni cognitive, in uno scenario non lontano dal futuro distopico immaginato in Strange Days, film del 1995 in cui gli individui potevano rivivere esperienze altrui.”
MICROCHIP NEL CERVELLO: RISCHIO MANIPOLAZIONE MENTALE
Un altro aspetto importante da non trascurare è anche il pericolo della manipolazione mentale. Iezzi ha infatti spiegato che “se i segnali cerebrali possono essere letti e interpretati, sorge la questione della libertà di pensiero e del rischio di coercizione. Se in un futuro prossimo i segnali cerebrali potranno essere letti e interpretati, gli stessi potrebbero anche essere modificati, creati e cancellati. Potrebbero essere intaccati i nostri ricordi o potrebbe essere alterata la percezione di ciò che ci circonda.”
E poi c’è il fattore della cybersicurezza. Non solo siti web e dispositivi devono essere protetti da attacchi hacker. Anche un microchip può essere sotto attacco, e non ne saranno esenti quelli impiantati nel cervello umano. L’esperto di Swascan ha dichiarato infatti: “Le informazioni private di un individuo potrebbero essere ottenute senza consenso: esperimenti teorici hanno dimostrato la possibilità di estrarre codici Pin specifici dai segnali Eeg registrati, indicando che la privacy potrebbe essere più vulnerabile.”
L’IMPORTANZA SUL FRONTE MILITARE
Il microchip potrebbe diventare utile in campo militare, per potenziare le prestazioni dei soldati riducendo al minimo le decisioni umane in conflitti sempre più caratterizzati da algoritmi e intelligenza artificiale.
“I Bci, in contesto bellico, potrebbero essere utilizzati per migliorare le prestazioni cognitive e le abilità decisionali dei soldati. Un’altra questione importante riguarda l’uso dei Bci per scopi offensivi, come l’attivazione remota di armi o droni, ma anche aumentare la tolleranza al dolore o l’aggressività dei soldati.” Secondo Iezzi quindi il futuro sarà affidato proprio ai microchip, ma i passi da fare restano ancora molti, e la stessa tecnologia di Neuralink dovrebbe richiedere una regolamentazione più approfondita dal punto di vista etico e sicuro sebbene ponga già basi significative.