È la 23ª giornata di Serie A. Tutto si zittisce, non contano un fico secco la vittoria dei casciavit a Frosinone, il Bologna da Europa e altre quisquilie, c’è il derby d’Italia che significa lotta per lo scudetto. Quando il campionato si decide con una lotta fra bauscia e gobbi, tutto il Paese si sveglia, i bar si riempiono, 65 milioni di tecnici calcistici discutono, il calcio ritorna popolare cioè alle proprie origini.
Sono due squadre dalla mentalità completamente diversa: determinata a vincere ad ogni costo la bianconera, più capace di pazzie la seconda. Così sono anche i loro tifosi, nessuno può battere in leggerezza e fantasia i tifosi della Beneamata. Ognuna ha l’allenatore che si merita. A Torino c’è Allegri, dotato di spirito e battute che rappresentano ossimori rispetto al suo cognome, anche perché risultano catartiche per lui stesso, i milanesi hanno Inzaghi, più portato a ragionare sulla propria squadra anziché interessarsi alla squadra avversaria, ‘io gioco così e metto un po’ di fantasia, gli altri facciano il cavolo che vogliono’.
Poi c’è stata la partita con le squadre schierate a 3-5-2, speculari, e nella loro formazione migliore. Bandiere al vento delle due tifoserie, stadio pieno all’inverosimile. Primo tempo con la metà campo interista vendibile, la Juve si è rattrappita davanti e dentro la propria area con i tre marcantoni della difesa che impedivano cross aerei degli avversari. Inzaghi invitava i suoi giocatori a giocare sulle fasce con palla a terra. Il grande possesso palla nerazzurro portava prima a una clamorosa zappata al terreno di Thuram anziché spingere la palla in rete da due passi e, dopo la mezz’ora, finalmente, gli dei del calcio concedevano all’Inter quanto giusto. Cross di Barella sul quale si sono buttati Gatti e Thuram, ha vinto lo juventino (sic) che ha spedito la sfera nella propria rete per la goduria del popolo bauscia.
La Beneamata è parsa più squadra anche se non pimpante, la Juve è partita col solito gioco: difesa, chiusura delle linee di passaggio e lanci lunghi alla sperindio. Il secondo tempo è partito con i milanesi che dominavano il centrocampo creando almeno un paio di occasioni da rete ma mancando del necessario cinismo. Allegri ha immesso Chiesa per rinforzare l’attacco e, dopo un palo di Chala e una facile occasione mancata da Barella, la Juve è parsa più capace di far male anche se, fino a cinque minuti dal termine, non ha fatto un tiro a rete.
I tifosi nerazzurri sugli spalti, già prima del fischio finale, hanno intonato canti di vittoria per la consegna ai propri beniamini delle orecchie e coda della zebra. Adesso sì che i biscioni debbono essere orgogliosi di sentirsi favoriti per lo scudetto, sarebbe bastato loro un pareggio ma con questa vittoria, non ancora la porta, ma uno sportellino di Paradiso tricolore si è aperto.