Il combinato venutosi a creare ieri mattina, in effetti, era degno di un diretto d’incontro di Marvin Hagler. Prima Donald Trump che confermava come, in caso di elezione, imporrà tariffe del 60% sull’import. Poi Jerome Powell che, intervistato a 60 Minutes, annunciava come la Fed prenderà tempo oltre marzo prima di intervenire sui tassi e sottolineava che i tagli saranno in totale 3. Quando il mercato ne prezza ancora 6. Detto fatto, tutti gli indici cinesi sono sprofondati. Letteralmente. Ma per quanto il rosso sia rimasto segno prevalente e il CSI 1000 si sia inabissato, i minimi di seduta sono stati ampiamente recuperati in chiusura di contrattazioni. La ragione?
Sabato cade il Capodanno cinese, la festività più importante dell’anno. E, soprattutto, il periodo di prelievi bancari per finanziare la hóngbāo, cioè la busta di colore rosso benaugurante che si regala a parenti e amici. Più o meno piena di contante. Insomma, se esiste un periodo in cui Pboc e National Team sono particolarmente attivi a guardia del mercato, è questo. Resta un fatto, ovviamente. Sfruttando l’abbrivio di un calo ormai sistematico, il Sistema ha utilizzato le trading hours della Cina come bandiera rossa da sventolare in faccia a Jerome Powell.
Ma proviamo ora a guardare la situazione in prospettiva. Ce la mostra il grafico.
La Cina, si sa, da anni ormai sta acquistando oro fisico col badile attraverso la sua Banca centrale. Backing per lo yuan come valuta benchmark del basket Brics? Backing per lo yuan digitale? O backing per una crisi globale che non necessita per forza di un crash da 1929, sostanziandosi attraverso una silenziosa ma letale e generalizzata presa di coscienza dell’insostenibilità?
Perché la Pboc non è stata l’unica a cercare certezze in barre e lingotti. Nel 2023, la domanda di oro su base annua attraverso canali Otc – non regolamentati – è letteralmente esplosa. E Otc applicato alla dimensione aurea significa una cosa sola: oro fisico. Oro vero. Oro da consegna. Non quello di carta, manipolato e manipolabile del Comex. Ma, soprattutto, inesistente. Quantomeno se fra 10 minuti tutti i detentori di futures optassero per delivery immediato.
Ora guardate questo secondo grafico. L’altra faccia della medaglia. La faccia triste del Sistema, parafrasando l’Enzo Jannacci di Messico e nuvole.
La loan recovery rate su default conclamati da almeno 30 giorni nel 2023 è scesa a 38 centesimi sul dollaro. Ovvero, la capacità di recuperare il dovuto da un soggetto creditore andato a zampe all’aria è ai minimi da 23 anni.
La morale da trarre? Quando stampi a tal punto da rendere il denaro senza valore, già sul medio periodo ciò che ottieni è un’insolvenza di massa. Chi detiene un debito, non paga. Esattamente come gli Stati. O le aziende. O le istituzioni creditizie e finanziarie. Il principio della Banca centrale che tutto finanzia, sterilizza e monetizza attraverso i cicli di Qe, sta creando il prodromo di un mondo di Npl. Sarà per questo che la Cina compra oro e lascia bruciare 6 trilioni di market cap equity come un falò delle vanità? Sarà per questo che l’oro Otc vola? O forse sarà perché, per quanto il mercato finga di non saperlo, la realtà è questa?
Tutti i posti di lavoro creati negli Usa nell’ultimo anno fanno capo a contratti part-time. Tutti. Quelli a tempo pieno sono ancora in negativo. Certo, il mercato del lavoro statunitense è flessibile. Molto più di quello europeo. Resta un fatto: se l’occupazione americana è talmente forte da sparare in faccia al mercato l’ennesimo dato ammazza-taglio dei tassi, perché tra dicembre e gennaio i licenziamenti sono aumentati del 136%? Devo mettere in fila i nomi, da Ups a Google a Citi?
Ormai siamo dentro una pantomima, tanto omnicomprensiva nel suo carattere di conventio ad includendum di ogni indicatore macro, quanto unidirezionale nel suo intento terminale. Lo dimostra questo grafico, il quale mostra il tracollo macro-driven delle percentuali di prezzatura per un taglio dei tassi da parte della Fed nel mese di marzo.
Il mondo gira attorno alla Fed, gli algoritmi sono settati sulla Fed, i modelli di Var sono basati unicamente sulle aspettative di price action della Fed. Insomma, parafrasando un noto spot pubblicitario, che mondo sarebbe senza la Fed?
Finora non mi sono sbilanciato. Certo, ho detto fin da subito che la crisi bancaria regionale era strumentale a due motivazioni. La prima, appunto, obbligare la Fed a smetterla con le moine e tagliare i tassi. La seconda, garantire alle grandi banche stracariche di denaro (dopo l’ultimo passaggio al distributore dell’arbitraggio da Btfp) e coadiuvate da una Fdic connivente di comprare a prezzo di svendita assets, filiali e bancomat di ciò che resta del credito territoriale Usa. Lo mostra quest’altro grafico.
Ora un passo in più: nell’aria c’è un Archegos 2.0. Il mio timore è che riguardi le Megacaps, il che significherebbe rischio potenziale di un buco nel Sistema decisamente più profondo di quello già sistemico del 2021. Cosa me lo fa pensare? Forse le manipolazioni macro Usa? O gli scossoni ciclici che arrivano dalle catacombe operative del mercato, Sofr in testa? Anche. Ma non solo. Ad esempio, il fatto che nell’arco di 24 ore, proprio la Cina abbia comunicato l’addio del potente numero uno di Icbc causa anzianità, nemmeno si trattasse di una malattia fulminante che si scopre, da un giorno con l’altro, dopo un controllo di routine. E, soprattutto, ciò che ha riportato Reuters nel silenzio di un venerdì – quello della scorsa settimana – votato al culto delle payrolls statunitensi, il dato occupazionale che ha fatto gridare all’ennesimo miracolo del liberismo: China regulator urges banks to improve credit management. Dopo Xi che festeggia la liquidazione di Evergrande, perché la casa serve ad abitare e non speculare, ecco che dal 1 luglio le banche cinesi dovranno focalizzarsi su prestiti a famiglie e imprese. Economia reale. Con la Pboc stracarica di oro fisico. Nel silenzio totale dei media, la scorsa settimana le banche Usa hanno già registrato la peggior fuga di depositi dalla crisi Svb, qualcosa come 168 miliardi. In compenso, terminato l’arbitraggio, l’utilizzo del Btfp è calato di 2,5 miliardi a quota 165 miliardi alla settimana.
Serve altro per prendere coscienza del fatto che, giorno dopo giorno, stiamo soltanto prendendo a pugni la clessidra della narrativa, sperando che al suo interno ci sia ancora un po’ di sabbia da gettare negli occhi alle opinioni pubbliche? Le quali, però, pare stiano aprendo gli occhi. E comprando oro sui circuiti Otc.
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