Secondo l’Interim Report dell’Economic Outlook dell’Ocse, l’economia globale crescerà quest’anno del 2,9% e del 3% il prossimo, mentre l’inflazione scenderà quasi ovunque prima di quanto si pensasse. Secondo Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «nello scenario previsto dall’Ocse tutte le grandezze che contano a livello economico tendono a convergere verso valori stabili, soprattutto dal punto di vista della crescita mondiale. Non tanto a livello di valori assoluti, quanto di dinamica complessiva. Tuttavia, non mancano dei problemi».
Quali?
Focalizziamoci un momento sulle previsioni per l’Italia: quest’anno il Pil dovrebbe crescere dello 0,7%, mentre l’inflazione dovrebbe attestarsi all’1,8%. Sembra un quadro positivo, e in parte lo è, ma i dati ci dicono che proseguirà la perdita di potere d’acquisto per molti cittadini.
Da questo punto di vista la situazione sarebbe peggiore a livello di Eurozona, dato che la previsione sul Pil è del +0,6%, mentre quella sull’inflazione del +2,6%.
Sì, è così. L’Ocse, in ogni caso, già nel sommario iniziale del suo rapporto, evidenzia che le fondamenta per la futura crescita devono essere rafforzate con riforme che migliorino, tra le altre cose, l’istruzione e lo sviluppo di competenze. Questo è un passaggio molto importante.
Da che punto di vista?
Guardiamo ancora all’Italia: i risultati dell’indagine Ocse-Pisa non sono così malvagi per il nostro Paese, ma l’impatto del Covid ha eroso i progressi fino a quel momento compiuti. La dinamica economica italiana può essere aiutata da investimenti sull’istruzione che consentano di fare in modo che ci siano più giovani con le competenze richieste dal mercato e dai cambiamenti tecnologici in atto. Ovviamente bisognerà anche intervenire sulla struttura demografica, altrimenti non ci saranno più giovani su cui investire. Occorreranno interventi per contrastare la denatalità e per fare in modo che ci sia un’immigrazione, fenomeno che riguarda soprattutto giovani, “governata” che porti a una vera integrazione.
Di fatto si tratta di interventi che aiuterebbero a migliorare la produttività del lavoro.
Sì. Il settore che ha più difficoltà a migliorare dal punto di vista della produttività è quello dei servizi. È un settore molto variegato e ad alto contenuto di lavoro. Quindi, diventa cruciale avere lavoratori molto qualificati. Bisogna intervenire all’origine per fare in modo che ci siano miglioramenti nella produttività.
I risultati di questi interventi si vedrebbero nel medio-lungo termine. Si può fare, qualcosa, nel breve?
L’Ocse sembra battere, come fa anche il Patto di stabilità e crescita, sulla sostenibilità del debito pubblico, consiglia misure sul lato della spesa pubblica e della tassazione, come interventi sul fronte delle pensioni che colleghino l’età d’uscita all’aspettativa di vita o il passaggio dell’imposizione fiscale dal lavoro alla proprietà e ai consumi, con una riduzione delle esenzioni. Certo, le imposte sui grandi patrimoni possono aiutare a riequilibrare i conti, ma occorre anche fare in modo che ci sia un clima che favorisce la crescita, perché, per tornare a quanto dicevamo poco fa, la produttività per aumentare ha bisogno anche di investimenti in innovazione da parte delle imprese. Investimenti che non possono facilmente arrivare se l’economia ristagna.
L’Ocse evidenzia che mentre negli Stati Uniti c’è una forte crescita dell’economia (+2,1% quest’anno), nella maggior parte dei Paesi europei c’è un rallentamento. In questi dati c’è un richiamo a quelle che dovrebbero essere le politiche di Ue e Bce?
Lo dò per scontato, perché se non c’è un sostegno pubblico europeo le riflessioni appena fatte sul rafforzamento delle fondamenta della futura crescita non possono concretizzarsi. Bisognerebbe anche fare in modo che il volume non indifferente dei risparmi possa essere diretto, con l’opportuna intermediazione, verso il finanziamento di attività produttive, soprattutto innovative. In questo momento, infatti, sappiamo purtroppo che i criteri per la concessione dei crediti si stanno facendo probabilmente troppo stretti.
C’è qualche altro punto del report che le sembra critico?
Sì. L’Ocse evidenzia la necessità di stimolare la crescita del commercio globale e di migliorare la cooperazione multilateriale per affrontare la sfida comune della transizione climatica. Sembrano auspici piuttosto sfidanti, perché se guardiamo alle notizie che arrivano dal mondo, con conflitti in aumento, sembrano risultati impossibili da raggiungere.
(Lorenzo Torrisi)
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