Alla soglia degli ottant’anni, dopo una vita professionale ai vertici di multinazionali e associazioni della pubblicità nazionali ed europee, della Rai, di Rainet, della Lombardia Film Commission, da 25 anni docente di comunicazione sociale in primarie università, per 20 anni Presidente di Pubblicità Progresso, attualmente Alberto Contri è coordinatore del Board scientifico del Centro per la Responsabilità Sociale S.Bernardino, che ha come partner il Dicastero per la Cultura del Vaticano. È anche uno delle firme più assidue de IlSussidiario.
Alcuni giorni fa, sul magazine on-line del Centro, Alberto Contri si era detto stupito che la Peugeot, nello stigmatizzare alcuni trend modaioli per promuovere il modello E-208, considerasse la famiglia tradizionale come uno stereotipo da evitare. E proprio nel momento in cui molte nazioni, Francia in testa, si trovano a fronteggiare un costante calo delle nascite. Postato su X e sul network professionale Linkedin, l’articolo ha avuto un notevolissimo numero di like e condivisioni.
Evidentemente colpiti da questo fatto, e probabilmente messi sull’avviso dal clamoroso boicottaggio popolare che ha colpito Budweiser e Disney, ritenuti troppo schiavi dell’approccio woke, i dirigenti della Peugeot sono corsi immediatamente ai ripari, rimontando velocemente lo spot italiano senza la scena criticata da Contri, e cancellando la versione originale da Youtube (qui sotto la versione francese non tagliata).
Grande è stata la soddisfazione del vecchio leone della comunicazione sociale, che ha apprezzato, ma senza farsi troppe illusioni: “Grazie per il vecchio leone, ma non penso lo abbiano fatto per i miei ruggiti. Nel mondo delle imprese i tonfi come quelli di Budweiser e Disney si stanno moltiplicando. Segno che la massa dei consumatori comincia ad averne abbastanza della fluidità sessuale e della delegittimazione della famiglia tradizionale. Budweiser ha subìto per il boicottaggio fino ad ora una perdita di 27 miliardi di dollari, e ha cominciato a licenziare molti dipendenti. Segno che l’ideologia woke di cui molte imprese si sono fatte portatrici sta provocando salutari reazioni contrarie. La responsabilità sociale d’impresa è tutt’altra cosa rispetto al seguire il vento che tira”.
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