RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI CAZZOLA
In un articolo pubblicato sul Diario del lavoro, Giuliano Cazzola evidenzia che in tema di riforma delle pensioni, “al di là dei problemi di carattere finanziario, di sostenibilità del sistema e di adeguatezza delle prestazioni, il vero ‘buco nero’’ è quello demografico chiuso nella morsa tra invecchiamento e denatalità. Nessun sistema pensionistico finanziato a ripartizione è in grado di reggere se i pensionati appartengono a generazioni numerose (nel 1964 nacquero in Italia 1,1milioni di bambini), che hanno iniziato presto a lavorare in modo stabile e continuativo e che si sono presentati all’appuntamento con la pensione da anziani/giovani avendo davanti a sé un’attesa di vita che è aumentata in media di un anno ogni decennio”.
IL PROBLEMA DEMOGRAFICO
L’ex deputato aggiunge che “se il fenomeno dell’invecchiamento allunga il tempo in cui viene percepito il trattamento, quello della denatalità – che non può essere invertito se non nell’arco di decenni e di generazioni, ammesso che non sia già troppo tardi – comporta conseguenze rilevanti sulla popolazione, sul mercato del lavoro, per un motivo piuttosto banale: le coorti che devono subentrare a quelle che escono dal mercato del lavoro non potranno farlo se non in parte per il semplice fatto che le prime hanno avuto tassi di natalità molto inferiori delle seconde. Nel 2023 in Italia (fonte –Istat) si contano circa 10 milioni 200mila giovani in età 18-34 anni; dal 2002 la perdita è di oltre 3 milioni (-23,2%). L’Italia è il Paese Ue con la più bassa incidenza di 18-34enni sulla popolazione (nel 2021 17,5%; media Ue 19,6%)”.
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