Il riarmo competitivo è evidente sia nel blocco delle autocrazie, sia nell’alleanza delle democrazie, nonché in alcune nazioni di collocazione intermedia tra i due schieramenti (Sud globale) tra cui spicca una strategia autonoma di ricerca della superiorità da parte dell’India e una di potenziamento militare urgente da parte dell’Arabia. Tale situazione rimette al centro dell’analisi finanziaria italiana l’industria militare-tecnologica< finora considerata un “laterale”, entro uno scenario globale di massimizzazione della deterrenza e ricerca conseguente della superiorità.
L’America, che vinca un democratico o repubblicano nelle elezioni presidenziali e di parte del Congresso nel prossimo novembre, chiederà agli alleati europei un maggiore sforzo di spesa ed impegno militari globali, non solo entro la Nato, perché il potenziale statunitense, pur di superpotenza, ha limiti nei confronti della sfida posta da Cina, Russia, Iran e Corea del Nord nonché dai loro proxy sia statuali, sia non. L’America non si ritirerà dalla politica di presenza globale come alcuni analisti temono, ma dovrà privilegiare alcuni fronti come presidio diretto e massivo gestendone altri con il contributo più attivo degli alleati, fornendo loro un aiuto “ombrello”.
Tale modello fu concettualizzato dall’Amministrazione Bush nel 2000 (Condolezza Rice, Foreign Affairs, con titolo The National Interest), poi invertito come ritorno all’impegno globale diretto a seguito dell’attacco islamista del settembre 2001. Ma fu ripreso dalla successiva Amministrazione Obama (2008-16) con il titolo di Lead from behind.
L’Amministrazione Trump (2016-20) sembrò “ritirista”, ma in realtà abbandonò soltanto l’Asia centrale perché presidio difficile per il suo potere talassocratico, che fu rinforzato, lanciando nuove missioni di superiorità esospaziali e cyber nelle sue alleanze, recuperate dopo una fase di eccessi americanisti grazie al contributo del Segretario di Stato Mike Pompeo e altri realisti. L’Amministrazione Biden (2020-24), pur con varianti linguistiche e un tentativo di ripristinare l’antica strategia del containment, seguì tale approccio in continuità.
In sintesi, Ue e Italia devono prepararsi a maggiori impegni militari, come anticipato dal ministro della Difesa Guido Crosetto. La Germania ha una situazione di bilancio statale che le permette di dedicare cento miliardi extra al riarmo. La Francia ha meno spazio fiscale, ma sta perseguendo la priorità del riarmo cercando di aumentare l’export di armamenti e tecnologie correlate. L’Italia ha un minimo spazio fiscale. Da un lato, si è impegnata in modo competitivo nel progetto di caccia di sesta generazione con Regno Unito e Giappone e in quello spaziale Artemis (Nasa). Ma, appunto, la capacità di bilancio statale ha limiti. Per superarli servirebbe all’Italia un Darpa (Defense advanced research projects agency) su modello statunitense aperto a investimenti privati su innovazioni che dal civile passino al militare e viceversa.
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