LA PREFAZIONE DI PAPA FRANCESCO AL LIBRO SUL VESCOVO ANGELELLI: “UN MARTIRE, NON UN EROE, PER LA LIBERTÀ
Nel giorno della Santa Messa di canonizzazione della Beata Maria Antonio di San Giuseppe de Paz y Figueroa (meglio nota come “Mama Antulla”, la grande Santa missionaria vicina agli ultimi nel Settecento), alla presenza tra l’altro del Presidente Javier Milei giunto in Vaticano, Papa Francesco ha reso pubblico la sua prefazione al libro in uscita domani dedicato ad un altro grande protagonista della storia della Chiesa argentina, il vescovo Enrique Angelelli. Il volume, edito dalla LEV, raccoglie diverse omelie del prelato argentino assassinato per il suo impegno a favore degli ultimi e degli oppressi, beatificato dalla Chiesa nel 2019 proprio grazie a Papa Bergoglio.
«Il beato martire Enrique Angelelli, vescovo di La Rioja, è stato ed è tuttora un dono del Signore per la Chiesa che è in Argentina. Un uomo di una grande libertà e di un grande amore per ogni persona», scrive il Santo Padre nella prefazione pubblicata da Vatican News e altri media italiani. Un vescovo “cattolico” a tutto tondo, unito alla Chiesa universale e dal grande slancio ecumenico: nonostante le costanti minacce ricevute – che lo portarono alla fine al martirio – Angelelli portò avanti il mandato di pastore della Chiesa, con un gregge «non destinato a chiudersi in sacrestia bensì a diffondere l’amore di Dio». Secondo Papa Francesco, il vescovo argentino oggi beato, non è stato un eroe ma un vero martire: «Il martire testimonia che se il cuore e la mente sono in Dio allora in lui nascono sempre degli atteggiamenti».
“IL MARTIRE VINCE IL QUIETO VIVERE E DIFENDE I DEBOLI”: IL RICORDO DI PAPA FRANCESCO
Tra questi atteggiamenti, scrive ancora Papa Francesco nella prefazione al volume in uscita martedì 13 febbraio, l’amore sincero verso tutti e il rifiuto di ogni strumentalizzazione e scorciatoia per il proprio interesse sono tra quelli principali: non solo, il martire è colui che vince il quieto vivere, «se in gioco ci sono i diritti e le vite dei più deboli, degli emarginati, di quelli che – diciamo oggi – sono nelle periferie».
Monsignor Enrique Angelelli è stato un pastore per i semplici, chiosa il Pontefice ricordando il grande impegno per valorizzare la pietà popolare in Argentina e per favorire l’adesione del popolo in unità a Cristo e alla madre Chiesa. Con uno stile di predicazione davvero molto popolare, conclude Papa Francesco, «era ancorata anche alle circostanze concrete della vita sociale per mostrare che il Vangelo non è un’idea e la fede non è una credenza». La testimonianza che rese il vescovo argentino divenuto martire è una semplice ma viva fede in Cristo come «accoglienza di una relazione che ci cambia nel cuore, nella mente e nel modo in cui guardiamo a noi stessi e agli altri». Quando l’allora giovane Jorge Mario Bergoglio da sacerdote incontrò nel lontano 1973 il vescovo Angelelli, durante degli esercizi spirituali – scrive il Papa nel libro in uscita “In ascolto di Dio e del popolo. Omelie 1968-1976” – capì subito quel consiglio quasi sussurrato durante un incontro: «mi disse “Un orecchio per ascoltare la Parola di Dio e un orecchio per ascoltare il popolo”. Non c’è evangelizzazione di laboratorio, l’evangelizzazione è sempre “corpo a corpo” con il popolo di Dio e con la parola di Dio».