EMILIA ROMAGNA APPROVA LEGGE SUL FINE VITA SENZA PASSARE DAL VOTO: LA MOSSA DI BONACCINI CONTRO I CATTO-DEM
Viste le difficoltà avute in Veneto con la legge di iniziativa popolare sul Fine Vita, il Presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha pensato di “accelerare” togliendo il voto in Consiglio Regionale e di fatto approvando la specifica sul suicidio assisto senza che i consiglieri si esprimessero. Un “bel” esercizio di democrazia viene però ora duramente contestato da più parti e non solo dal Centrodestra: le anime catto-dem nel Pd, i centristi, altri Governatori di centrosinistra (leggasi Giani in Toscana), lo stesso promotore della legge (Marco Cappato) e pure la Chiesa con il cardinale Matteo Maria Zuppi. Insomma, il “colpo di mano” di Bonaccini in Regione non è stato affatto gradito e si prepara ora a subire le conseguenze politiche e giuridiche del fatto.
Riavvolgendo il nastro, il suicidio medicalmente assistito in Emilia-Romagna è stato approvato con una legge che ne definisce iter, modi e tempi in maniera più rapida rispetto alla sentenza della Corte Costituzionale del 2019 sull’eutanasia (caso Dj Fabo-Cappato): 42 giorni al massimo dovranno trascorrere dalla richiesta all’esecuzione del trattamento, questo viene stabilito da Regione Emilia Romagna con due atti formali. Si tratta di una delibera ad hoc approvata lo scorso lunedì e poi altre linee di indirizzo per le Ausl comunicate venerdì: in questo modo la discussione in Consiglio, prevista per martedì 13 febbraio, sulla proposta di legge dell’Associazione Luca Coscioni (di cui Marco Cappato è il tesoriere) già affossata in Regione Veneto il 16 gennaio, diviene del tutto “sterilizzata” dalle delibere del Presidente Bonaccini.
Soprattutto, con questa mossa il Presidente del Pd bypassa il difficile voto in Consiglio con le previste spaccature interne al Partito Democratico viste già nel voto veneto (caso Bigon e non solo): le opposizioni però non ci stanno e puntano dritti al ricorso al Tar contro il Dispositivo annunciato venerdì senza alcuna votazione democratica. «Si recepisce la sentenza n.242 del 2019 della Corte costituzionale», rendendo di fatto “esigibile” il «diritto di persone che versano in condizioni terminali con sofferenze enormi sul piano fisico e psicologico, ovviamente capaci di intendere e volere»: questa delibera viene ora contestata dal Centrodestra che con Forza Italia punta al ricorso al Tar in breve tempo.
LE REAZIONI AL “COLPO DI MANO” DI BONACCINI: DA CAPPATO AL CARD. ZUPPI, CDX VERSO RICORSO AL TAR CONTRO BONACCINI
Per nulla soddisfatta anche l’Associazione Coscioni che pure propone la legge sui tempi rapidi del Fine Vita come già visto in Veneto e in altre Regioni a breve nei rispettivi Consigli per le votazioni (Lombardia, Liguria, Piemonte e altre 7): «Ci batteremo perché la legge sia votata. Sarebbe grave se un consiglio regionale non si assumesse la responsabilità di farlo per paura di perdere», spiega all’ANSA Marco Cappato, sottolineando come il problema non sia neanche tanto la delibera con cui si istituisce il Comitato Corec (incaricato di valutare i singoli casi di potenziale eutanasia, superando del tutto l’impasse delle obiezioni di coscienza), «ma il fatto che ciò che noi realizziamo con la proposta di legge è tradotto solo nelle linee di indirizzo alle Asl». Ciò che cambia è la natura giuridica dell’atto – precisa Cappato -, «la legge crea un diritto alla persona che soffre, le linee di indirizzo no».
La delibera di Bonaccini è del tutto illegittima, attacca la consigliera Emilia Romagna di Forza Italia Valentina Castaldini: «il presidente e l’assessore Donini creano un comitato ad hoc, fatto di persone che hanno scelto loro, per decidere sulla vita dei cittadini». Secondo la consigliera di Centrodestra, l’obiettivo di Bonaccini è evitare altri casi Bigon come avvenuto in Veneto: «Nella maggioranza sono contrari 27 a 23 sul fine vita, chiaro che sarebbe stato difficile convincere così tante persone». Domani il Centrodestra presenterà compatto in Consiglio Regionale una risoluzione per chiedere il parere dell’Avvocatura di Stato, dato che tra l’altro «esistono già i comitati etici territoriali, che avrebbero potuto essere magari implementati, che devono fare il loro lavoro. Invece Bonaccini e Donini per dire di essere arrivati prima fanno un pasticcio».
All’accusa di “colpo di mano” presentata da Forza Italia contro l’assunzione di queste decisioni, si “espone” anche la Conferenza Episcopale Italiana con l’intervento del cardinale Matteo Zuppi ripreso oggi sul “Resto del Carlino”: il presidente della CEI e arcivescovo di Bologna non cita direttamente il dispositivo dell’E.R. ma ribadisce comunque la posizione della Chiesa, «Gli impianti giuridici che stabiliscono il diritto alla morte sono degli inganni e sono di dubbia validità». Secondo il Card. Zuppi, parlando ad un’assemblea di fedeli con anche malati gravi, «La questione non è tanto confessionale quanto laica. L’umanesimo su cui si basa la nostra società ci porta a concludere che esisterà sempre e solo un diritto alla cura. Del resto, la sofferenza la si affronta cancellando il dolore e non spegnendo la vita».