Nuova udienza del processo in Corte d’Assise a Milano a carico di Alessandro Impagnatiello, il 30enne imputato dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese di gravidanza e assassinata con 37 coltellate nella loro casa di Senago il 27 maggio scorso. Un delitto efferato che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato pianificato alla luce delle evidenze investigative di cui oggi, in aula, un carabiniere avrebbe parlato in veste di testimone dell’accusa smontando tutte le bugie e i depistaggi del 30enne.
A Impagnatiello è contestato il reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione (avrebbe tentato di avvelenare la fidanzata e il loro bimbo che portava in grembo somministrandole del topicida per mesi prima di accoltellarla), dalla crudeltà, dai futili motivi e dal rapporto di convivenza. Prima di assassinare Giulia Tramontano, a partire dal dicembre 2022, il giovane avrebbe tentato di acquisire informazioni online su come uccidere la compagna senza lasciare tracce e in particolare, fino a pochi giorni prima del delitto, avrebbe condotto ricerche sul web con parole come “veleno per topi incinta“, “veleno per topi in gravidanza” e ancora “veleno per topi uomo“, “quanto veleno per topi è necessario per uccidere una persona“. Si tratta di elementi emersi dalle indagini del Nucleo investigativo dopo il ritrovamento di due bustine di topicida nello zaino dell’ex barman oggi imputato.
Giulia Tramontano, la testimonianza di un carabiniere: dal cloroformio al forte odore di benzina in auto
Il macabro trait d’union tra le ricerche online di Alessandro Impagnatiello e l’omicidio di Giulia Tramontano, secondo l’accusa che punta a dimostrare la premeditazione, sarebbe cristallizzato nell’esito dell’autopsia sulla vittima e sul bimbo che portava in grembo, Thiago, che avrebbe rilevato la presenza di veleno nella giovane e nel feto. Tra i carabinieri sentiti come testimoni dell’accusa durante la seconda udienza del processo, quella di un militare che avrebbe descritto, riporta Adnkronos, il comportamento e le parole di Impagnatiello durante le prime battute delle indagini dopo la denuncia di scomparsa che lui stesso aveva fatto. Tra gli elementi che proverebbero l’aggravante (potenzialmente decisiva per una eventuale condanna all’ergastolo), una bottiglia di cloroformio che sarebbe stata sequestrata nella cantina dell’appartamento e che, sempre secondo quanto emerso, sarebbe stata acquistata online con un “nome falso” da Impagnatiello il 5 febbraio 2023, 3 mesi prima del delitto.
“L’acquisto – ha sottolineato il teste – è stato fatto quando l’imputato si trovava all’aeroporto di Malpensa, lui attendeva Giulia che arrivava da Napoli“. Nella lunga deposizione, il carabiniere avrebbe inoltre ricostruito il tentativo di depistaggio dell’imputato ricordando i messaggi che lo stesso avrebbe inviato con il telefono della vittima, quando era già morta, e alla stessa Giulia fingendosi preoccupato per il suo presunto allontanamento volontario nelle ore successive all’omicidio. I militari, in sede di prime indagini, durante i sopralluoghi, si sarebbero insospettiti anche per il forte odore di benzina nel bagno dell’appartamento della coppia e nell’auto di Impagnatiello. In particolare, il giorno dopo il delitto, la sera del 28 maggio 2023, l’ex barman e sua madre si sarebbero recati in caserma per fare denuncia di scomparsa ed è lì che il giovane sarebbe apparso “agitato, molto preoccupato“. “Andiamo a casa con la sua auto, le nostre erano impegnate – avrebbe aggiunto il militare in aula –, io sento un forte odore di benzina che proveniva dal bagagliaio e lui si giustifica dicendo che ha una bottiglia di benzina in caso di emergenza. Ma c’è forte odore di benzina anche nel bagno dell’abitazione, dove la lavatrice aveva appena finito il ciclo di lavaggio, così come nel suo zaino in cuoio in cui abbiamo trovato un paio di guanti di lattice“. È il primo segno di cedimento, hanno intuito gli inquirenti, del castello di menzogne costruito da Alessandro Impagnatiello per provare a farla franca. Prossima udienza il 7 marzo.