FINE VITA, LA TOSCANA NON SEGUIRÀ L’EMILIA ROMAGNA: ECCO COS’È SUCCESSO
La Regione Toscana non seguirà l’esempio dell’Emilia Romagna e dunque non produrrà una delibera “centrale” per imporre una legislazione più specifica sul suicidio assistito: lo annuncia il Governatore dem Eugenio Giani in una intervista a “La Stampa”, commentando quanto invece prodotto dal collega Stefano Bonaccini. A differenza di quanto avvenuto in Veneto (dove la legge è stata affossata il 16 gennaio scorso) e di come avverrà in Liguria, Lombardia e altre Regioni, il Consiglio Regionale dell’E.R. non voterà nel merito del dispositivo “aggiuntivo” alla sentenza della Consulta sul caso Dj Fabo-Cappato: questo perché Bonaccini, temendo un nuovo caso Bigon come avvenuto in Veneto, non vuole spaccature interne alla maggioranza Pd e ha dunque optato per una delibera regionale che fissa in massimo 42 giorni per la procedura dalla domanda sul suicidio assistito fino all’effettivo atto del Fine Vita.
Il Centrodestra dell’Emilia Romagna intende portare il caso davanti al Tar, lamentando un “colpo di mano” del Presidente Bonaccini, così come anche all’interno della maggioranza di Centrosinistra non tutti si vedono concordi alla mossa del Governatore: esternamente anche il collega Giani contesta l’iter scelto da Bologna e annuncia un percorso del tutto diverso. Seguire quanto fatto da Bonaccini anche in Toscana «rischierebbe di surriscaldare il clima con una discussione divisiva», racconta il Presidente eletto in quota Pd-Italia Viva, spiegando come sono stati 2 i casi in Toscana di suicidio assistito dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2019. «Abbiamo i comitati etici nelle Asl e i pazienti sono stati seguiti consentendo questo percorso nel rispetto dei criteri della Consulta», spiega ancora Giani, «Finché riusciamo a gestire tutto come abbiamo fatto finora non vedo perché cacciarmi in un dibattito divisivo».
GOVERNATORE GIANI: “NON C’È BISOGNO DI UNA NUOVA LEGGE SUL FINE VITA
L’eventuale surriscaldarsi del clima – come avvenuto in Veneto e ora in maniera ancora maggiore in Emilia Romagna – potrebbe portare a crociate sui singoli casi, giudica il Presidente Giani: «C’è chi vuole fare polemica politica. Per ora, invece, quello che è successo si è sempre fatto serenamente, senza grandi casi polemici». Addirittura il Governatore della Toscana ritiene che proprio non vi sia la necessità di richiamare una nuova legge più specifica sul Fine Vita: «Finora non abbiamo avuto bisogno di una legge […] Abbiamo i comitati etici nelle Asl e i pazienti sono stati seguiti consentendo questo percorso nel rispetto dei criteri della Consulta».
Giani ammette che in altre Regioni si sta cercando di rafforzare l’impianto della Consulta tramite delibere “calate dall’alto” – specie l’Emilia Romagna – ma dal canto suo «vedo che nei casi consentiti dalla Corte Costituzionale non abbiamo bisogno di strumenti normativi nuovi». Nel momento in cui si ponesse l’esigenza di una legge sul fine in Toscana, conclude Giani, «la proposta passerebbe, anche rispetto alla maggioranza. Ma finché riusciamo a gestire tutto come abbiamo fatto finora non vedo perché cacciarmi in un dibattito divisivo – conclude a “La Stampa” -. Per ora la vedo così, poi valuterò». Importante è anche il contributo fornito al dibattito sul Fine Vita dal cardinale Matteo Zuppi, Presidente dei vescovi italiani, durante l’omelia per la Giornata Mondiale del Malato: «Gli impianti giuridici che stabiliscono il diritto alla morte sono degli inganni e sono di dubbia validità». Per l’arcivescovo di Bologna, che risponde così indirettamente al Presidente Bonaccini, «La questione non è tanto confessionale quanto laica. L’umanesimo su cui si basa la nostra società ci porta a concludere che esisterà sempre e solo un diritto alla cura. Del resto, la sofferenza la si affronta cancellando il dolore e non spegnendo la vita».