Una delle cose che abbiamo scritto sulla visita di Milei in Italia riguarda il fatto che, per la prima volta, un presidente argentino in visita in Italia non ha organizzato una conferenza stampa per rispondere alle domande di giornalisti di varia estrazione.
Il nuovo presidente ha invece optato per una sola intervista in esclusiva che è andata in onda nel corso della trasmissione, condotta da Nicola Porro, Quarta Repubblica, su Rete4.
Diciamo subito una cosa che è per me molto importante, dato che conosco e vivo l’Argentina dal 1984: continuo a sostenere che Italia e Argentina rappresentano due fratelli che in pratica non si conoscono, sostanzialmente perché non fanno nessuno sforzo per capirsi o sarebbe meglio dire studiarsi.
E qui ci colleghiamo a quello che, purtroppo, sia da noi in Italia che in Argentina capita spessissimo: il fatto di citare stereotipi spesso anche lontani nel tempo come fatti reali. La qual cosa, in definitiva, distorce alla fine la verità, che spesso, se non si ha la possibilità di conoscere profondamente le due nazioni, dovrebbe nascere da uno studio approfondito e da ricerche ben diverse da quelle mostrate nel corso dell’intervista.
Milei in pratica si è comportato da Milei, elencando la sua ideologia, che ha definito anarco-capitalista, con una visione dello Stato come nemico principe della libertà. E su questo ha elencato tutte le sue ragioni, molte delle quali condivisibili, che, secondo lui, hanno provocato la sua vittoria. Ma siamo proprio sicuri che il 55% degli argentini che lo hanno votato siano dei suoi fans?
E allora come si spiega che – come abbiamo scritto nel corso della cavalcata elettorale dell’economista – ad un certo punto quest’ultimo si sia alleato con il PRO di Mauricio Macri? Se avesse avuto fiducia in se stesso non avrebbe di certo suggellato l’alleanza con un partito che sì, fa parte dell’opposizione ai governi peronisti e kirchneristi da anni ed è stato al Governo dal 2015 al 2019, ma che di certo, seppur estremamente liberale, non considera lo Stato come il nemico da distruggere.
La verità in questo caso sta nel fatto che, molto semplicemente, se Milei non avesse fatto l’accordo avrebbe sicuramente perso le elezioni, visto che il candidato del peronismo e del kirchnerismo, Sergio Massa, era ben 5 punti sopra di lui in tutti i possibili sondaggi. Fatto non proprio di poco conto. Ed ecco un altro punto importante, da me rilevato anche nel corso dell’evento dedicato a Milei promosso dalla Confedilizia il 6 febbraio scorso a Roma: di Argentina, in Italia, non si capisce nulla perché non si studia e non la si conosce a fondo.
E qui arriviamo ad un’altra grandissima gaffe del caro Porro: aver definito il movimento peronista un partito di sinistra. Ripetendo la supercazzola evocata anche dalla segretaria del Pd radical chic-ZTL Schlein, che nel corso delle elezioni invitava i seguaci del suo partito in Argentina ad appoggiare apertamente Massa.
Cari signori, verrebbe da dire, ma dove vivete – e sopratutto la storia l’avete studiata, prima di sparare simili dicerie?
L’alleanza tra il PRO e il nuovo movimento di Milei (La Libertad que avanza) raggiungeva circa il 64% dei voti sulla carta, quindi costituisce una maggioranza schiacciante che difatti ha permesso la vittoria di un partito libertario. Visto che i candidati alla fine erano solo due.
Ora è chiaro che, una volta arrivato al potere, il presidente ha giustamente presentato circa 650 decreti che definiscono il suo programma: fatto che accade per la prima volta nella storia argentina ed è un sintomo importante di quanto finalmente un candidato voglia compiere le promesse fatte in campagna elettorale.
Ma è anche chiaro, allo stesso modo, che se non arrivi ad un accordo con chi rappresenta la fetta principale dei tuoi voti, pur mantenendo la rotta del tuo programma, non arriverai mai a realizzarlo.
Ecco perché in definitiva bisogna dire che sì, Milei rappresenta una “terza via” che ora viene esaltata specie nel nostro Paese, ma forse un’intervista un po’ più realistica e meno incentrata sugli aspetti folcloristici, anche riguardo al suo idealismo, sarebbe stata più interessante ed avrebbe fatto capire alla gente un personaggio fuori dagli schemi politici di casta attuali, ma che deve fare i conti con un cambiamento dello Stato e delle sue funzioni. Difatti la gente ha in definitiva votato un bel “Basta al peronismo!” più che “Viva la libertad, carajo!”. Insomma delle domande più critiche avrebbero senz’altro chiarito molte cose: ma per fare ciò bisogna innanzitutto conoscere bene la questione. Magari basandosi sul classico codice delle 5W.
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