Il governo Meloni sta cercando di trovare una soluzione all’emergenza carceri. Lo assicura Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, che al Foglio annuncia che «sarà prossimamente costituito un tavolo di lavoro per l’emergenza carceraria» per facilitare il compito del Dap di fronte all’aumento dei suicidi negli istituti di pena che «è oggettivamente insostenibile». Per il ministro Nordio è «un fardello di dolore», Sisto aggiunge che «effettivamente le prime settimane del 2024 sono state drammatiche, dopo il miglioramento dei numeri del 2023». Ma il viceministro auspica un’inversione di tendenza nei prossimi mesi, «anche per le specifiche terapie che il ministero sta ponendo in essere, al di là del generale endemico problema del sovraffollamento carcerario, possibile e rilevante concausa di quanto sta accadendo».
Sisto assicura che la preoccupazione del Capo dello Stato Sergio Mattarella è condivisa dal governo, «e non può che sfociare in interventi tesi a contrastare il fenomeno». Nell’intervista, spiega quali sono le misure a cui sta lavorando il governo. «Innanzitutto è stato ritenuto necessario monitorare il fenomeno e intervenire negli specifici luoghi dove si sono verificati i suicidi. Abbiamo così intensificato i rapporti con le autorità sanitarie del posto, con gli enti locali, in modo da provare a intercettare con largo anticipo le situazioni problematiche della persona, che possano poi evolversi negativamente».
EMERGENZA CARCERI, COSA STA FACENDO IL GOVERNO
Il viceministro della Giustizia aggiunge che sono state fornite «precise e perentorie istruzioni ai provveditori regionali e ai direttori degli istituti penitenziari per avviare e completare rapidamente la verifica di situazioni di disagio psicologico all’interno degli istituti». Francesco Paolo Sisto ricorda al Foglio che ci sono anche «i piani regionali di prevenzione, la collaborazione con gli ordini forensi, la capacità di intervento che avrà il nuovo collegio dei garanti dei detenuti e il protocollo di intesa con l’ordine degli psicologi, che comporterà il loro coinvolgimento nell’osservazione dei soggetti a rischio». Sono previste 200 assunzioni di funzionari giuridico-pedagogici, a cui si aggiungeranno oltre 2mila nuovi agenti penitenziari. Riguardo le infrastrutture, Sisto precisa che la prospettiva è doppia: la prima prevede l’uso di caserme dismesse e la costruzione di nuovi istituti penitenziari, l’altra invece la redistribuzione e il recupero degli spazi esistenti. «Secondo i nostri programmi, entro il 2025 avremo oltre 2.000 posti in più negli istituti di pena», afferma Sisto.
Visto che ciò non basterà a risolvere il problema del sovraffollamento, è necessario rafforzare l’area delle pene sostitutive al carcere, con investimenti, ma anche riducendo la durata dei processi. «Possono essere importanti componenti per dare impulso a una dimensione extracarceraria, pure sempre sanzionatoria, della pena». In altre parole, per il viceministro della Giustizia in carcere deve esserci «solo chi effettivamente merita la custodia inframuraria, con una nuova, più costituzionale apertura di credito verso chi dia concreti e inequivocabili segnali di adesione ai percorsi riabilitativi». Quindi, bisogna essere «severi con chi ha sbagliato e continua a sbagliare, ma disponibili alla speranza nei confronti di chi dimostra di aver definitivamente dimenticato il crimine».