Amadeus e il caso Ghali-Israele dopo Sanremo 2024
Durante la finalissima del Festival di Sanremo 2024, al termine della propria esibizione, Ghali, dal palco del Teatro Ariston, ha detto: “Stop al genocidio”. Una frase che l’ambasciatore di Israele ha commentato così: “Ritengo vergognoso che il palco del Festival sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto”.
Sul caso si è espresso Amadeus che, ospite di Bruno Vespa nel corso della puntata di Porta a Porta del 13 febbraio, ha detto: “Il nostro scopo non era di essere divisivi. Rispetto le decisioni di tutti, ma non sono assolutamente d’accordo con questa affermazione, nella maniera più totale. Il Festival di Sanremo non ha mai promosso l’odio, ha sempre parlato di inclusione, di libertà: i cantanti che sono saliti sul palco hanno chiesto la fine della guerra, hanno chiesto la pace. Richiedere la pace vuol dire seminare odio? Esattamente il contrario”.
Amadeus e la posizione di Sanremo
Da direttore artistico di ben cinque edizioni del Festival di Sanremo, Amadeus ha spiegato quali siano i valori che Sanremo trasmette al pubblico insieme a tutti gli artisti che calcano il palco del Teatro Ariston.
“Noi non dimentichiamo il massacro degli israeliani. La guerra da qualsiasi parte è da condannare, non c’è guerra da un lato o dall’altro, c’è la guerra che va fermata, qualsiasi guerra al mondo va fermata. Mai mi sarei mai sognato di portare l’odio, e così anche i cantanti. Nessuno ha portato odio. Portiamo esattamente l’opposto. I ragazzi in gara fanno messaggi e appelli di pace, di libertà di idee, di pensiero, di uguaglianza di pelle, di valori. A Sanremo nella storia, e senza sembrare presuntuoso, in questi anni, c’è un grande senso di inclusione che va rispettato e mai cambiato, sennò torniamo indietro”, ha concluso il conduttore.